Strage della SS 640

a cura di Team Strage della 640

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Biografia di un giudice

Antonino Saetta nacque a Canicattì il 25 ottobre del 1922, egli fu magistrato italiano che lottò contro l’organizzazione criminale sviluppatasi in Sicilia che prende il nome di “COSA NOSTRA”.              

Fu il terzo di cinque figli, dopo aver conseguito gli studi presso il liceo statale di Caltanissetta, studiò Giurisprudenza presso l’università di Palermo, entrando in Magistratura nel 1948.                                                                     

All’età di 26 anni, il 15 giugno 1949, gli vengono riconosciute le funzioni giurisdizionali. Il 2 agosto 1954 al Tribunale di Acqui gli viene assegnato l’incarico di giudice, dove venne riconosciuto come un ottimo magistrato, con un elevato intuito giuridico, dimostrando di avere un particolare senso di giustizia. Successivamente, nel 1955 venne mandato a Caltanissetta, e qui lavorò per circa cinque anni. Nell’ottobre del 1960 lasciò Caltanissetta trasferendosi a Palermo, dove si affermò definitivamente la propria carriera; e anche qui viene stimato per la sua professionalità, così da essere elogiato dal Presidente della Corte d’appello e dal Presidente del Tribunale di Palermo. Inoltre riportò una grande destrezza nell’occuparsi di affari civili e penali. Nel luglio del 1974 il consiglio giudiziario della corte d’appello di Palermo nominò il dott. Saetta magistrato di Cassazione. Nel 1976 il giudice Antonino Saetta a Genova prende possesso dell’ufficio alla Corte di appello, dove si occuperà di grandi processi, come quello delle Brigate Rosse e quello del naufragio della Seagull”.                                                                                                       

Ristabilitosi a Palermo, esercitando il ruolo di Consigliere di Corte di Appello, emerge la sua attività professionale, la quale si rivelò ancora “fuori dal comune”, conferendogli le funzioni direttive superiori.                                 

Nel 1984 Antonino Saetta venne trasferito a Caltanissetta e qui, il primo tra tanti processi di mafia di cui si occupò fu quello che prevedeva l’omicidio del giudice Rocco Chinnici i cui killer furono la famiglia “Greco”, per poi occuparsi dell’omicidio del capitano dei carabinieri Emanuele Basile, che fu ucciso da Vincenzo Puccio, Armando Bonanno e Giuseppe Madonia. 

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Luoghi
mappa SS 640 Agrigento Caltanissetta
Luoghi

SS 640 Agrigento Caltanissetta

Antonino Saetta, l'uomo, il giudice retto e giusto

"La nostra dignità ci impone, alle volte, di affrontare con coraggio situazioni difficili e ci dà anche tutto il coraggio di cui, in questi casi, abbiamo bisogno". Antonino Saetta

Antonino Saetta in Corte d'Assise

Antonino e Stefano Saetta

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L'omicidio

E’ il 25 settembre 1988, quando qualche mese dopo aver condannato all’ergastolo gli assassini di Emanuele Basile, Saetta insieme al figlio Stefano vennero assassinati sulla statale 640 Agrigento-Caltanissetta. I

due erano di ritorno dalla cerimonia battesimale del nipotino, viaggiavano su una Lancia Prisma grigia, all’improvviso vennero fiancheggiati da una BMW con a bordo gli assassini che gli si scaraventarono contro sparando e causando lo sbandamento dell’auto. Scesi dalla macchina, i killer continuarono a sparare numerosi colpi contro le vittime e furono rilevati 47 proiettili. Antonino e Stefano morirono sulla stessa strada dove due anni dopo morirà il giudice Rosario Livatino, ucciso da un’organizzazione criminale in contrasto con “COSA NOSTRA”.

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Cos'era e com'era strutturata COSA NOSTRA

COS’ERA COSA NOSTRA?                                                                                                              

Con il termine Cosa Nostra intendiamo l’organizzazione criminale sviluppatasi agli inizi degli anni ‘90 che ha avuto un ruolo importante per quanto riguarda le vicende politiche Italiane.                                                                      

“Cosa Nostra” fino al 1984 era sconosciuto dai magistrati: fu infatti Tommaso Buscetta che in un interrogatorio sottoposto da Giovanni Falcone rivelò il significato del termine, che indicava appunto l’organizzazione mafiosa nata in Sicilia, per distinguerla da altre associazioni mafiose.                                                                                                                                                                          COM’E’ STRUTTURATA COSA NOSTRA? 

“Riina è al capo di tutto, non fatevi ingannare dalla sua faccia da “viddanu” persino quando è pupo si sente “puparu”. Cosa nostra è fatta come una chiesa, alla base ci stanno i soldati, i soldati sono organizzati in decine, le decine sono comandate dai capi decine, che sono le colonne, e le colonne reggono la CUPOLA. Salvatore Riina ha cominciato come soldato e oggi sta sulla cupola, comanda tutti: dai capi famiglia, ai politici, ai banchieri ai poliziotti e pure a voi. L’hanno chiamata guerra di mafia non è stata una guerra dottore è stato un massacro, una caccia all’uomo scatenata dai corleonesi. Salvatore Riina è la mente, giudice Falcone, e poi c’è quella bestia di Bernardo Provenzano, Pino scarpuzzedda, e Luchino Bagarella sono il braccio, lasciando stare Pietro Riggio che è un povero buffone. Loro hanno ucciso il colonnello Russo, loro hanno voluto la morte di Terranova. E’ “toto u curtu” che ha imposto alla commissione l’assassinio di Pier Santi Mattarella…. E sempre u curtu che ha fatto uccidere il capitano Basile, l’onorevole Pio la Torre e il procuratore Scaglione; è lui che ha organizzato la morte di Dalla Chiesa per fare un favore a qualche politico di Roma.”                                           

                      -L’interrogatorio di Buscetta, tratto dal film “Capo dei Capi”  

                                                                                                                  

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Gornale di Sicilia, articolo sull'eccidio del Giudice Saetta e del figlio Stefano


Rocco Chinnici, padre del pool antimafia

Emanuele Basile, Capitano dell'Arma dei Carabinieri ucciso dalla mafia.

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Il ricordo di Saetta

Lealtà, benevolenza, semplicità e capacità, erano le doti che caratterizzavano il nostro giudice. Con la sua umiltà, il suo modo di approcciare con gli altri, la sua presenza era visibile pur non ostentando la sua persona e il suo ruolo di giudice. Viene ricordato principalmente per: la sua generosità e per la sincerità che dimostrava nei rapporti lavorativi e non.                                                                                                                                             La moglie e i figli riconobbero in lui: la compostezza, la riservatezza, la serietà, la dolcezza e la capacità di proteggerli, rinunciando e sacrificandosi spesso per essi.                                                                                                                                                                             A Stefano, in particolare, diede il meglio di sé stesso, riuscendo a conciliare gli impegni di lavoro per dedicarsi a lui. A tal proposito l’istituto d’istruzione superiore di Ravanusa è stato intitolato, per scelta del comune stesso e dal dirigente scolastico trascorso, al giudice Antonino Saetta affiancato dal giudice ragazzino Rosario Livatino. Il motivo della scelta è nato dal fatto che entrambi i magistrati sono considerati figure e modelli da seguire, per il loro coraggio e per la loro determinazione dimostratasi nella lotta contro la mafia, al fine di garantire la sicurezza del proprio Paese. 

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Logo scuola IIS "Giudici Saetta e Livatino di Ravanusa

Foto A. Saetta al lavoro nel suo studio

Gabriella Saetta, figlia del giudice A.Saetta

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Un magistrato come padre

 Il 21 Aprile 2022 la nostra scuola ci ha permesso di poter dialogare personalmente con la signora Gabriella, figlia del magistrato Antonino Saetta, la quale ci ha permesso di rispondere ad alcune domande personali riguardanti il padre, il loro rapporto, la quotidianità e il fratello Stefano...                                                                   

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Video-intervista alla figlia del Giudice ed al regista

foto Davide Lorenzano, regista del Docufilm " L'abbraccio"

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Docufilm: "L'abbraccio" di Davide Lorenzano

Durante l’intervista con la signora Gabriella, abbiamo avuto il piacere e l’occasione di intervistare Davide Lorenzano, il regista del docufilm “L’ABBRACCIO”.   

Sinossi:

È la notte del 25 settembre 1988: la luna è piena e irradia la Statale 640 che da Agrigento conduce a Caltanissetta. Un'auto è in corsa quando, all'altezza del viadotto Giurfo, è attaccata da un commando di sicari che esplode una gragnola di piombo contro gli ignari passeggeri del veicolo. I corpi, straziati e irriconoscibili, appartengono ad Antonino Saetta, di anni 65, presidente della prima sezione della Corte d’Assise d’Appello di Palermo, e al figlio Stefano, trentacinquenne. Entrambi diretti nel capoluogo siciliano, senza blindaggio né scorta, dopo avere partecipato al battesimo di un nipotino a Canicattì. Antonino, condannato a morte da Cosa nostra perché impassibile al compromesso ma donato alla causa della Giustizia e Stefano, martire inconsapevole di una realtà spregevole che non risparmia nessuno. Antonino si è occupato di importanti processi: da quello alle Brigate Rosse, a Genova, a un altro che fa epoca, quello del naufragio della nave mercantile Seagull, cui esito condurrà a una svolta legislativa. Ed è anche il giudice che emana le severe condanne contro mandanti ed esecutori degli omicidi di Rocco Chinnici e del capitano dei carabinieri Emanuele Basile. Perciò la mafia uccide, per la prima volta, un magistrato, il più accreditato a presiedere l’appello del Maxiprocesso, e, per la prima volta, insieme a un figlio, ritrovato con il corpo del padre riverso sul suo. Forse, l’estremo tentativo di Antonino di salvargli la vita, l’ultimo drammatico abbraccio.                                  

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Bibliografia

http://www.solfano.it/canicatti/antoninosaetta.html

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Antonino_Saetta

https://www.csm.it/web/csm-internet/aree-tematiche/per-non-dimenticare/antonino-saetta

https://www.wikimafia.it/wiki/Cosa_Nostra

https://livesicilia.it/il-ricordo-di-saetta-e-livatino-settimana-della-legalita-al-via/amp/

https://youtu.be/PaSU8hrgPYQ

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Immagini tratte dal Docufilm "L'abbraccio, di Davide Lorenzano.

Immagini tratte dal Docufilm "L'abbraccio, di Davide Lorenzano.

Immagini tratte dal Docufilm "L'abbraccio, di Davide Lorenzano.

Canzone di Fabrizio Moro

“Pensa”

Ritratto realizzato a matita da Mariaconcetta Maida

"perché la morte e la prima notte di quiete?

perché si dorme senza sognare!"

Queste siamo Noi Ricercatrici


Storytelling

Strage della SS 640: Antonio Saetta e il figlio Stefano

Canicattì ha dato i natali a tanti personaggi illustri, tra tutti il primo Magistrato giudicante ucciso dalla mafia sulla strada statale 640. Antonino Saetta stava rientrando insieme al figlio Stefano, dopo aver festeggiato il battesimo di suo nipote, mentre viaggiava in direzione Palermo fu ucciso dalla mafia i il 25 settembre 1988.

Nato a Canicattì il 25 ottobre 1922 figlio di Stefano, maestro elementare e da Maddalena Lo Brutto, entrò in Magistratura nel 1948, fu dapprima in Piemonte, in Sicilia, in Liguria poi andò definitivamente a Palermo quale Presidente della prima sezione della Corte D'Assise d'Appello dove si occupò di tanti importanti processi per mafia. Per natura schivo e riservato, aveva fatto carriera lontano dai centri di potere.

Nell'esercizio delle sue funzioni si era dimostrato non influenzabile e fermo nel condurre i processi, non suscettibile di intimidazione.

 


 

Autori

Team Strage della 640

  • Prof.ssa Iannicelli (coordinamento)
  • Giulia Di Pasquali
  • Maria Concetta Maida
  • Alisia Montana
  • Denise Muriana