Istituto Comprensivo Elio Vittorini Messina
La mostra dal titolo: Artisti messinesi del '900 è stata inaugurata il 28 febbraio 2023 nei locali della scuola
Filippo Minolfi
Filippo Minolfi, barcellonese, nasce nel 1930 a Messina e alla fine di gennaio del 2021, all’età di 90 anni muore di Covid. Minolfi è un artista molto stimato e tra i più affermati sia in Italia sia all'estero. Fra le opere più rappresentative vanno ricordati:
gli affreschi realizzati nel catino dell'abside e nei pennacchi della cupola della Basilica cattedrale di Barcellona (Me);
il monumento dedicato al poeta Bartolo Cattafi;
il monumento in memoria allo scienziato, prof. Sebastiano Genovese;
un volto di San Pio conservato nel museo di Pietralcina;
la stele commemorativa del musicista Maurizio Donia.
Minolfi è risultato vincitore del concorso bandito dal Comune di Messina per un monumento al vigile del fuoco. La sua carriera è costellata di prestigiosi successi: ha esposto a Londra, Milano, Parigi, Taormina, Sorrento, Pompei, Lipari, Pinetamare, Napoli, Tindari, Baton Rouge e Cardif.
Sue opere si trovano in diverse collezioni e molte pinacoteche.
Filippo Minolfi può essere definito un artista “isolato” capace di creare sulla tela opere che lasciano, chi le guarda, davvero senza parola. Dopo anni di studio e di ricerca di un nuovo stile, il maestro Minolfi si è imbattuto in un progetto visivo simbolico, in cui delle tavole lignee aleggiano plasticamente sul cielo attraversate da elementi metallici: un modo singolare per riflettere sul ruolo predominante della tecnologia sull’uomo e sulla natura. Una visione spaziale, metafisica e ascensionale, carica di plasticità e dinamicità, con dipinti che contengono delle volute che colpiscono per la loro, quasi surreale, tensione verso l’alto, con geometrie precise e mobili. I suoi quadri sono le prove di una continua ricerca del colore e dell’equilibrio, della profondità e di nuove creazioni che, seppur simili, certamente non stancano l’occhio attento e curioso di chi li ammira.
Di lui hanno scritto numerosi critici d’arte tutti concordi nell’esaltare questo nuovo modo di concepire la pittura ideato e portato avanti dal maestro Filippo Minolfi. In una intervista rilasciata anni addietro alla “Gazzetta del Sud” così si esprimeva riferendosi alle sue opere: «Mi sono formato in questo straordinario contesto di atmosfera futurista, e ho proseguito seguendo anche altri filoni, dal naturalismo all’astrattismo. Con queste ultime opere cerco di evidenziare la lotta tra l’uomo, rappresentato dal legno, la macchina, identificata con l’acciaio, simbolo dell’era moderna senz’anima e fredda, e la natura, luogo di ristoro e serenità».
Il 27/11/2019 è stata inaugurata la mostra: Infinita variabile di Filippo Minolfi. La tecnica espressiva di Minolfi va dal futurismo al neo-realismo di Migneco e Guttuso, fino a sintetizzare la dimensione umana in forme essenziali e precise
Sabato 14 Gennaio 2012 all'interno del Palazzo della Cultura "Antonello da Messina" di Messina (Viale Boccetta), si è tenuta l'inaugurazione della mostra personale di pittura "Oltre il dopo" di Filippo Minolfi.
Conoscere gli stili, le tecniche, il colore e le ispirazioni: parlano i figli di due artisti importanti del 900.
Intervista di Mariacristina Palomba e Martina Scognimillo
Miranda Baglieri
Miranda Baglieri, nasce a Siracusa il 12 settembre del 1930, vive e lavora a Messina. Con le sue opere ha lasciato le sue tracce in molte zone della sua amata Sicilia. A lei si deve la riorganizzazione di alcuni centri sociali della Sicilia. Le principali mostre personali si sono svolte a: Messina (La Galleria Zancle e L’Astrolabio) e a Napoli (La Galleria Turchetto e La Galleria Schettini).
Miranda Baglieri ha messo in ordine nel suo immaginario fantastico una realtà sensibile che tende a trasformarsi in un simbolo della natura. L’artista si poneva d’avanti il suo fiore preferito (Anturio) e lo inseriva nei rapporti con l’ambiente. In alcuni quadri di Miranda Baglieri si accentua una prevalenza del colore rosso che funge da metafora del fiore verso quella della carne a rappresentare la “natura morta”. Il critico d’arte Marcello Venturoli scrisse di Lei: «E' sempre riconoscibile per la tavolozza verde rossa, per quel piglio tenerissimo e violento insieme, per quella voce che, gridando, si affiochisce, quel gesto perentorio che annaspa, quel dipingere come vivendo, stanca e furente, vinta e inesausta». Tra le opere più importanti si noverano la ”Contraddizione nel tempo e nello spazio” per la bella scansione ritmica.
Miranda Baglieri: l’illusione del “trovare” e la via del “cercare”
Miranda Baglieri costruisce e mette in moto utilizzando una profonda cultura artistica ed una abilità di mano che si è via via affinata con un paziente lavoro tipico di chi, come l’artista messinese, nella pittura non si accontenta dell’illusione del “trovare” ma sceglie la via del “cercare”.
Per Miranda, la pittura, a cui dedica se stessa non per via di scelta, presuppone, un rapporto di “estraneità”, e una totale immersione che conduce ad una arresa “partecipazione”. Miranda Baglieri tenta, di mettere in crisi, con la sua pittura o, meglio, con il suo “far pittura”, quella che è una sua non tanto segreta convinzione critica: esser l’opera fatta staccata dal suo facitore pur se in essa, di quello, circola il sangue.
Nella sua arte la comunicazione e la conseguente trasmissione del messaggio, avviene seguendo un procedimento in linea retta all’interno del quale, come porzione cardine tra chi trasmette e chi riceve, sta il medium.
I due elementi costanti della pittura di Miranda Baglieri subiscono un contrapposto percorso: mentre, infatti, nel panneggio, la figurazione conduce all’astrazione, nello sfondo, l’astrazione conduce alla figurazione. Emerge così un dato fondamentale di questa pittura che consiste proprio nel dialogo sotterraneo tra ciò che è figurazione e quello che è all’astrazione. Una tale impressione potrebbe essere messa in dubbio dall’esistenza del terzo elemento variabile che potrebbe delinearsi come nuovamente figurativo. La variabilità è tutto sommato per alcuni aspetti la intercambiabilità che dimostra la loro indifferenza figurativa, il loro cioè stare nel dipinto per sé e per altro. Si può tentare un inventario di questi brandelli e rendersi conto di come essi possono essere morbidi o rigidi e, soprattutto, di come essi mettano in scena una variata simbologia: il cuscino rimanda al vissuto; la colonna ad un’aspirazione di classica bellezza e di armonia; il tronco d’albero, che quasi si veste di pelle umana; la figura di donna all’esistenza resa come semplice “parvenza”. Questi sono gli approdi di possibili metafore, il loro mutare ci dice che non solo per questo sono utilizzati dall’artista ma in funzione pittoricamente strumentali. Il diritto a una sua “causa” indipendente per certi aspetti dai “motivi dell’artista” è rispondente ad una sua logica interna. Ebbene, proprio a caccia di questa causa deve andarsi tanto più che i dipinti di Miranda Baglieri, presentandosi come “meccanismi”, hanno una loro struttura complessa che la disarmante semplicità della visione più che celare al tutto svela. Tre sono gli elementi fondamentali che l’artista utilizza: due costanti ed uno variabile costituito da un inserimento iconico che scandisce la disposizione degli altri due nello spazio. Miranda Baglieri in ogni suo dipinto ci ha messo sempre passione e talento ed è divenuta un’artista di rilevanza nazionale .