La riforestazione di Monte Cairo

a cura di Liceo Scientifico "G. Pellecchia", classe 2 F-G-H-N

Perché un'indagine sul monte Cairo, una vetta a cavallo tra la Valle del Liri e la Valle di Comino? Le risposte potrebbero essere numerose, motivate da un semplice impulso istintivo o da un approccio più consapevole e scientifico: per un senso di appartenenza al proprio territorio; per il valore storico ricoperto dal monte durante il secondo conflitto mondiale; per l'interesse naturalistico che esso suscita; per il desiderio di conoscere da vicino le forme di vita che animano la cima; per l'ecologismo che vede il monte Cairo destinatario di interventi non più rinviabili. Nell'ambito dell'educazione ambientale e della sostenibilità, la propensione connaturata nelle nuove generazione alla tutela dell'ambiente e delle sue risorse è stata consolidata dall'incontro con il dott. Danilo Mollicone, funzionario della Fao. Ed ecco che i ragazzi delle classi 2^F, 2^G, 2^H, 2^N del Liceo Scientifico "G. Pellecchia" hanno risposto a tante domande, realizzando un lavoro da cui emerge tutta la loro sensibilità nei confronti della natura, su cui hanno poggiato lo sguardo attento e riverente.

~ • ~

Foto di Alessandro Bianchi

~ • ~

Lo straordinario monte: Monte Cairo

"La grande bellezza" dei boschi e delle specie faunistiche del Monte Cairo può essere apprezzata anche da chi si trova, per la prima volta, ad intraprendere il cammino lungo i suoi versanti per raggiungere la vetta ed ha la possibilità di contemplare il luogo, la sua fisionomia, la sua storia, le persone che lo abitano. Si tratta di un incontro unico che permette di conoscere paesaggi fisici ed emotivi segnati dalle vicende del tempo e attraversati da profonde trasformazioni, visibili a occhio nudo o nascoste nei ricordi e nei racconti delle persone. Lo "straordinario monte" ha da sempre costituito per gli abitanti di Cassino, e dei paesi posti sulle sue pendici, una presenza silenziosa e rassicurante in cui trovare riparo anche nei momenti più tragici della Seconda Guerra Mondiale. La sua rinascita nel dopoguerra ha significato soprattutto rimarginare ferite profonde e lontane nel tempo, intercettare possibili ricostruzioni di luoghi e di legami tra persone che, invece di trasferirsi lontano, altrove, si sono rimboccate le maniche e hanno dato inizio alla ricostruzione. Mettere in sicurezza, rinsaldare o buttare giù tutto per rifare tutto nuovo. Un salto di qualità della vita verso il futuro.

https://view.genial.ly/644fdb12368f6e0018acde59/interactive-image-lo-straordinario-monte

Bibliografia e sitografia

1) Testimonianza di Giacomo Saragosa, ex Comandante dei Forestali del Lazio.

2) Regione Lazio, Provincia di Frosinone, 2006. Studio generale "Massiccio del Monte Cairo, area sommatale" (IT 6050028) - SIC/ZPS.

3) M. Grossi, 2017. La mia Caira, ed. Stabilimento Poligrafico Arpino.

4) La linea Gustav, Centro documentazione e studi cassinati – Onlus.

5) www.facebook.com - Caira e i cairesi. Ieri ed oggi

6) www.comuneterelle.it

7) www.provincia.fr.it

8) www.ciociariaturismo.it

9) www.parchilazio.it

10) www.protezionecivile.regione.lazio.it/rischio-sismico

11) www.wikipedia.org

12) www.camminarenellastoria.it

13) www.youtube.it - 15 Febbraio 1944 - Montecassino bombardata.

~ • ~

I bioclimi italiani: il monte Cairo

Il bioclima è una regione in cui i territori hanno caratteristiche simili in termini di tempo meteorologico, a loro volta differenti rispetto alle caratteristiche esibite dai bioclimi adiacenti.

Le caratteristiche climatiche del bioclima hanno un’influenza sulla vita e sulla distribuzione degli esseri viventi che popolano l’area.

L’Italia presenta una grande varietà di climi.

Secondo la classificazione di Walter Italia, la parte settentrionale del paese presenta un clima temperato, o centroeuropeo; mentre la restante parte della penisola e le stesse isole circostanti presentano un clima di tipo mediterraneo.

La differenza tra queste due principali tipologie di climi in corrispondenza del nostro paese, consiste, essenzialmente, nell’andamento delle temperature e nella distribuzione delle piogge nel corso dell’anno.

Si può affermare che l’Italia sia una fascia di transizione tra due bioclimi.

Secondo la classificazione di Robyns, infatti, la regione Padana ha carattere termobioclima, mentre quello mediterraneo è un pluviobioclima; della seconda tipologia fa parte anche il bioclima di Monte Cairo.

La temperatura annua è di circa 14°. I valorisuperiori vanno riferiti al bioclima mediterraneo, mentre quelli inferiori al bioclima temperato.

Le precipitazioni annue non hanno un valore critico che possa differenziare le due zone, infatti sono comprese tra i 400 e i 1000 mm in entrambe le regioni (generalmente più intense in montagna).

Fonti: Wikipedia, ecologia generale di Luciano Bullini.

~ • ~

La flora e la fauna di Monte Cairo.

Monte Cairo è una vetta localizzata nella provincia di Frosinone, che appartiene alla regione del Lazio in Italia.1 Le sue caratteristiche botaniche e faunistiche si distinguono per la varietà di specie che si possono incontrare sia in zone boschive che in aree prative di montagna.

In letteratura esistono pochi studi che si occupano della flora del Monte Cairo uno dei quali è quello di Nicola Terracciano (1873-74) riportato su “Provincia di Terra del Lavoro”, in cui l’autore cita 181 entità per Monte Cairo ed oltre 225 specie per Cassino, Montecassino e Roccasecca.

Prima di procedere al rilievo floristico è stata compilata una descrizione dettagliata della stazione dove elementi come località, altitudine e le specie presenti risultino necessari per una caratterizzazione di quest’ultima.

Nel rilievo fitosociologico, l’elenco delle specie è stato fatto per strati, considerando lo strato arboreo, arbustivo e quello erbaceo valutandone caratteristiche 

Nei boschi di Monte Cairo sono frequenti processi degenerativi dovuti essenzialmente al pascolo di equini e bovini che modificano la composizione floristica tramite la scomparsa di specie caratteristiche di associazioni vegetali.

Nei settori non più occupati dalla faggeta, sono presenti dei prati mesofili in contatto con essa mentre nelle zone più pianeggianti si originano delle formazioni erbose molto più dense.

Una parte di questi prati possono essere considerati di origine primaria date le condizioni infatti si sviluppano soprattutto nella fascia più elevata del gruppo che comprende le linee di cresta, acclività elevate e substrato clastitico.

Altre formazioni erbose sono in fase di regressione dovuta al disboscamento degli ostrieti o alsovrapascolamentoe sono in contatto seriale con il Melittio-Ostryetum.

Per quanto riguarda i boschi, l’azione antropica ha modificato l’originaria struttura e composizione floristica. Infatti ci sono molti cedui di faggio per lo più invecchiati e di mediocre feracità perché le foreste originarie furono depauperate per la produzione di legname, legna da ardere e carbone.

Attualmente molte di queste faggete sono abbandonate e solamente nelle zone più accessibili si è cercato di favorire l’evoluzione al contrario invece degli ostrieti che risultano invece essere governati a ceduo.

La flora di Monte Cairo presenta diverse tipologie di piante, tra cui il pino silvestre, l'abete bianco, il faggio, il castagno, il cerro e la roverella. Tra gli arbusti, sono rilevanti il mirtillo, il sambuco, il rovo, il biancospino e la rosa canina. Invece, tra le piante erbacee si notano il fiordaliso, la campanula, il giglio martagone, l'arnica montana e la genziana. Per quanto riguarda la fauna, Monte Cairo è l'habitat di numerose specie di animali selvatici, quali il cinghiale, la volpe, il tasso, la martora, il gatto selvatico, la donnola, la lepre, il capriolo, il cervo, il camoscio e il lupo. Inoltre, tra gli uccelli si possono avvistare l'aquila reale, il gufo reale, il falco pellegrino, la coturnice, la pernice bianca, il fringuello, il picchio verde e la cincia dal ciuffo. Il Monte Cairo custodisce anche una rilevante varietà di insetti, tra cui la farfalla Apollo, il più grande lepidottero in Italia, e il coleottero Cerambyx cerdo, noto anche come "maggiolino delle querce". In sintesi, la flora e la fauna di Monte Cairo rappresentano un patrimonio naturale di fondamentale importanza, che merita di essere protetto e tutelato."

Merita considerazione l’impianto di riforestazione ad aghifoglie sul versante Sud-orientale del Monte Cairo. La presenza di giovani piante costituisce già un inizio della successione che porterà alla naturale ricostruzione della vegetazione naturale ma questo comporterà delle modificazioni alle popolazioni animali.

Fonti: Wikipedia, “espresso.repubblica.it”, “ciociariaoggi.it”, documento pdf (DOC20230225-WAOO20..pdf), “focus.it”, ecologia generale di Luciano Bullini.

1) Vd. www.wikipedia.it, s.v. "Monte Cairo"

~ • ~

Il suolo

Il suolo è lo strato più esterno della crosta terrestre fortemente alterato e frammentato.

Il suolo, oltre a essere una componente complessa di un ecosistema terrestre, è anche il sito dove si svolgono importanti e molteplici processi di funzionamento di un ecosistema, come l’assorbimento e l’assimilazione di elementi minerali, erbivoria, predazione, trasformazione e decomposizione della sostanza organica e conseguente mineralizzazione.

Nel suolo il metabolismo eterotrofo prevale su quello autotrofo, e, siccome l’energia vi fluisce attraverso complesse reti trofiche di detriti, il suolo corrisponde alla cosiddetta “fascia bruna”, contrapponendosi alla “fascia verde” autotrofa epigea.

Il processo di formazione del suolo o pedogenesi ha inizio con la disgregazione della roccia parentale causata dall’azione di agenti fisici e chimici. In primo luogo le variazioni le variazioni di temperatura, legate ad escursioni diurne o stagionali, provocando dilatazione e contrazione del materiale roccioso causano delle micro- e macrofratture al suo complesso, rendendola accessibile all’acqua piovana. L’acqua di precipitazione agisce sulla roccia provocandone la solubilizzazione e la conseguente lisciviazione dei minerali più solubili per esempio il sodio, il calcio, cloruro ecc. I processi di natura chimica tendenti a decomporre la roccia parentale includono idratazione, immobilizzazione, rimozione per volatilizzazione oltre che per lisciviazione e varie altre reazioni che ne cambiano le proprietà fisico-chimico. Tutto ciò prepara un substrato molto povero ma esposto all’impianto di organismi pionieri, quali i licheni. Questi organismi vengono attaccati da funghi e batteri, per trasformarli in humus.

Le caratteristiche del suolo vengono determinate da cinque fattori principali: clima, materiale parentale (tipo di roccia), vegetazione, locale topografia ed età; inoltre, esso si trova sempre in uno stato dinamico, cioè si trova in una condizione costante di flusso, nonostante abbia raggiunto uno sviluppo tale per cui le sue caratteristiche rimangano stabili e invariate.

Entrando nel particolare caso del Massiccio del Monte Cairo, questo è caratterizzato da affioramenti appartenenti alla cosiddetta successione laziale-abruzzese, costituita da calcari e dolomie in facies di piattaforma carbonatica, depositatesi, nella sua area, dal Dogger al Paleocene.

Il suolo generalmente consiste in una serie di strati definiti orizzonti, più o meno distinti. Tali strati sono il risultato della pedogenesi, talvolta però, essi derivano da una serie di deposizioni o di sedimenti che si possono osservare nei suoli di natura eolica e alluvionali. Partendo dalla superficie del suolo, gli orizzonti distinguibili sono:

0 – costituita dai residui vegetali e animali morti. In esso infatti, si trovano gran parte degli organismi del suolo.

A                – È la zona più ricca di materia organica difatti viene effettuata maggiore attività biologica tanto da apparire il sito più scuro rispetto al suolo sottostante. Spesso di questo orizzonte possiamo distinguere due suborizzonti definiti A1 e A2. Il primo è più ricco di humus, composto da materiale organico in parte decomposto mescolato con suolo minerale. Il secondo suborizzonte rappresenta uno strato in cui la lisciviazione dei minerali è abbondante.

B                 – Tale orizzonte tende ad accumulare la maggior quantità dei materiali proveniente dall’orizzonte A essenzialmente argille, carbonati, ossidi di alluminio e di ferro.

C                 – È costituito dalla roccia parentale e dal materiale roccioso già parzialmente frammentato. Esso può in certi casi essere costituito da sedimenti alluvionali, eolicio glaciali anziché da roccia compatta.

Il carattere del profilo dipende primariamente dal clima, dal materiale parentale, dalla vegetazione, dalla topografia e dall’età. Pertanto anche lo spessore dei singoli orizzonti in diversi tipi di suoli è parecchio variabile; Quest’ultimo aspetto dipende dalla velocità di umificazione e mineralizzazione della sostanza organica del suolo, processi influenzati dalle condizioni climatiche. Le differenze riscontrate nei suoli per composizione minerale e organica, per clima, contenuto idrico e fattori secondari variabili in diverse aree geografica ricadono sulla biomassa e sull’attività microbica.

IL SUOLO DI MONTE CAIRO

I suoli delle diverse zone di monte Cairo devono le loro origini dalla trasformazione dalle rocce carbonatiche presenti in maniera evidente sul territorio. Secondo una classificazione della FAO-UNESCO si rileva che l’area è caratterizzata da suoli appartenenti al gruppo E Rendzinas: sono suoli poco profondi su materiali calcarei; l’orizzonte “A” mollico cioè molto scuro e generalmente spesso ed è direttamente sovrapposto a materiali fortemente calcarei. Le aree in cui è visibile maggiormente il suolo sono localizzate in corrispondenza degli affioramenti di terre rosse e sui versanti soggetti all’attività antropica.

Dal punto di vista geomorfologico è possibile affermare che l’area di monte Cairo è montuosa e la massima quota massima che l’altura raggiunge è di 1669 m. L’intera zona si sviluppa su rilievi composti da rocce carbonatiche(=rocce sedimentari calcaree formate prevalentemente da calcio e carbonato di magnesio) che presentano delle pendenze moltovariabili. I versanti si presentano in modo al quanto inciso e si possono trovare un gran numero di valli di piccole dimensioni separati da brevi e frequenti creste rettilinee affilate. I processi morfologici ancora attivi sono riconducibili all’azione di degradazione chimico-fisica delle acque meteoriche(=acqua derivante da precipitazioni che non evaporano o non è assorbita)che costituiscono dei cambiamenti nelle litofacies calcaree. Queste rocce sono caratterizzate dalla presenza di fratture e spesso discontinuità e giunti di stratificazione che permettono.

Riguardo il Monte Cairo, il suo territorio si sviluppa all’interno del bacino idrografico del Liri-Garigliano, ma la circolazione idrica superficiale dell’area risulta molto limitata per gli elevati valori di permeabilità secondaria, cioè per fratturazione e per carsismo, che caratterizzano i litotipi carbonatici affioranti. Di conseguenza, la quasi totalità delle acque meteoriche tendono ad infilarsi nel sottosuolo, limitando notevolmente la percentuale di acque che ruscellano in superficie lungo le linee di impluvio presenti nell’area, motivo per cui nell’area non si rinvengono corsi d’acqua se non nelle valli che bordano il Massiccio.

Il complesso di piattaforma carbonatica rappresenta un’importante area di ricarica di un acquifero di importanza regionale costituito da rocce carbonatiche con spiccata attitudine ad immagazzinare le acque sotterranee, motivo per cui vengono chiamate rocce serbatoio: queste rocce si trovano in condizioni tali da poter essere ricaricate e saturate da una falda di importanza notevole. Questo complesso idrogeologico carbonatico è caratterizzato da elevati valori di infiltrazione efficace per permeabilità secondaria, che alimentano, come sopra specificato, la falda principale che satura la base della struttura carbonatica.

La temperatura nel suolo

La temperatura nel suolo diminuisce con l’aumentare della profondità ed è funzione della sua conduttività termica, risultante della conduttività termica dei suoi singoli costituenti, e della sua capacità termica, determinata:

−dal suo contenuto in acqua, grazie al suo calore specifico, più elevato rispetto all’aria;

−dal suo colore, siccome i suoli scuri, assorbendo più energia, si riscaldano più di quelli chiari;

−dalla sua struttura.

La temperatura nel suolo è inoltre influenzata dall’esposizione e dalla copertura vegetale, ma anche dalla presenza della lettiera, formata dall’insieme di sostanze organiche morte situate sulla superficie del suolo; questa funziona da coibente, cioè possiede proprietà di isolamento termico, nonché acustico ed elettronico.

La temperatura del suolo influenza l’attività metabolica della microflora, e suoi cambiamenti possono direttamente influenzare la crescita delle piante, i tassi di mineralizzazione e la disponibilità di nutrienti.

Il Massiccio del Monte Cairo è costituito da un’ampia presenza di vegetazione su gran parte del suo territorio: in particolare, sono state osservate variazioni strutturali tra le formazioni forestali e le erbacee ed è stata rilevata la presenza limitata di formazioni arbustive poste nella zona di transizione fra i due ecosistemi principali, a seguito di numerosi studi. Inoltre, nei boschi presenti sul territorio, costituiti da faggete e ostrieti, sono frequenti processi degenerativi dovuti essenzialmente al pascolo di equini e bovini che modificano la composizione floristica attraverso l’apporto di specie cosmopolite, o addirittura con la scomparsa di specie caratteristiche di associazioni vegetali.

Comunque, per quanto riguarda i boschi, l’azione antropica ha fortemente modificato l’originaria struttura e composizione floristica.

Il pH del suolo

Siccome la fase liquida del suolo è costituita da una soluzione formata dall’acqua e dalle sostanze in essa disciolte, come già affermato, questa può avere reazione acida, neutra o basica, a seconda della quantità di ioni H+ e di ioni OH-.

Le cause dell’acidità e della basicità di un suolo sono molteplici; nonostante ciò, il suolo tende ad opporsi alle variazioni del pH grazie alla presenza di componenti colloidali organici e inorganici che conferiscono al suolo una proprietà molto importante e di grande significato ecologico: il potere tampone, grazie al quale il suolo si oppone, entro certi limiti, a variazioni del pH, neutralizzando l’effetto degli agenti chimici che giungono nel terreno, come, ad esempio, i sali.

Inoltre, tutti i processi biologici sono sensibili al pH, come la disponibilità dell’apparato radicale della maggior parte delle piante, migliore a valori compresi tra 3 e 9, e l’assorbimento dei nutrienti, che diminuisce con pH particolarmente elevati.

Per finire, in relazione al tipo di reazione del suolo, le specie che lo colonizzano possono essere suddivise in:

−acidofile, se la reazione è acida;

−neutrofile, se la reazione è neutra;

−basofile, se la reazione è basica.

Tuttavia, il comportamento delle piante e in particolare la loro preferenza per un dato intervallo di pH varia in funzione della competizione interspecifica.

I semi utilizzati per la riforestazione di Monte Cairo:

·      Acero campestre (Acer campestre)

·      Acero opalo(Acer opalus)

·      Biancospino(Crataegus monogyna)

·      Carpino bianco(Carpinus betulus)

·      Carpino nero (Ostrya carpinifolia)

·      Corniolo sanguinello (Cornus sanguinea)

·      Ginepro comune (Juniperus communis)

·      Leccio (Quercus ilex)

·      Orniello (Fraxinus ornus)

·      Prugnolo (Prunus spinosa)

·      Ramno alpino (Ramnus alpinus)

·      Roverella (Quercus pubescens)

·      Rosa canina (Rosa canina)

·      Sorbo montano (Sorbus aria)

·      Terebinto (Pistacia terebinthus)

Fonti: Wikipedia, “espresso.repubblica.it”, “ciociariaoggi.it”, documento pdf (DOC20230225-WAOO20..pdf), “focus.it”, “skuola.net, ecologia generale di Luciano Bullini.

~ • ~

Disegno di Federiko Sinani

Materiale fornito da Danilo Mollicone

~ • ~

Monte Cairo tra i fuochi e le bombe

Il monte ha subito vicende storiche che lo hanno fortemente modificato1, prima fra tutte la Seconda Guerra Mondiale (1939-1945). Infatti, le armate tedesche utilizzavano colli e monti come luoghi da combattimento, attrezzando questi con artiglieria, casermette, bunker, postazioni di caverna e trincee, sfruttando l'eccellente visibilità sulle truppe nemiche. La guerra ha lasciato, perciò, il territorio disboscato e devastato, non solo dai bombardamenti, ma anche da trinceramenti e dai campi minati.2

Agli eventi bellici poi, si sono aggiunte nel corso degli anni devastazioni che hanno reso il monte brullo e desolato. Nel 2022 Driade, un'associazione ambientalista senza scopo di lucro, si fa promotrice della riforestazione del Monte Cairo, il cui patrimonio boschivo è andato ulteriormente distrutto a causa degli incendi del 2017 e 2020.3 Tutto il versante Sud-Est della montagna era, infatti, fino a poco tempo fa, ricoperto da alberi bruciati. La causa del primo incendio si ritiene essere stata l'esplosione, accidentale e tardiva, di una bomba risalente alla Seconda Guerra Mondiale. Tale deflagrazione, oltre ad aver provocato la distruzione di una vasta parte del territorio, ha ucciso anche molti animali: cervi, scoiattoli, marmotte, conigli, e tanti altri, sono stati tutti vittime del rogo. Il fumo si è esteso nel raggio di diversi chilometri e sono stati danneggiati, inoltre, tutti gli alberi ripiantati dopo la Guerra. Ma dopo l'incendio del 2017, a distanza di soli tre anni, purtroppo, come si è detto, il monte Cairo ha subito un secondo incendio, le cui cause non sono ancora ben chiare; l'unica cosa certa sono le migliaia di ettari bruciati di vegetazione.4

Ci si può chiedere, quindi, qual è l'obiettivo dell'operazione di riforestazione di Driade? E' quello di mettere a dimora piante pioniere arboree e arbustive, tipiche dell'Appennino Centro-Meridionale, affinché il territorio non venga compromesso definitivamente. Questa operazione, inoltre, mira a incrementare la biodiversità, arrestare l'erosione del terreno, combattere la desertificazione, raccogliere e analizzare dati per futuri interventi di rigenerazione e sviluppare, soprattutto, una cultura ambientalista, anche con la collaborazione di altre associazioni animaliste che provvederanno, in un secondo tempo, alla ripopolazione della fauna.5

SITOGRAFIA:

1- wikipedia.org s.v. di "Le Caratteristiche del Monte Cairo"

2- Vd. camminarenellastoria.it, s.v. "La Guerra a Monte Cairo"

3- Vd. driadeodv.org, s.v. "Driade"

4- Cfr. nelcuore.org s.v. "Incendio sul Monte Cairo: È Strage di Animali"

5- Cfr. produzionidalbasso.com, s.v. "Riforestiamo Monte Cairo”

~ • ~

L'incendio del 2017

Un vasto incendio ha devastato per due giorni e due notti il monte Cairo situato nei pressi di Cassino, Villa Santa Lucia e Terelle. Nel complesso decine di ettari di bosco sono state distrutte, ma oltre ai danni provocati all’ecosistema, si è verificata una vera e propria strage di animali che sono stati decimati dalle fiamme.

Quali possono essere le cause di un incendio?

Gli incendi possono essere catalogati in incendi spontanei o incendi causati volontariamente da parte dell’uomo.

Gli incendi spontanei sono causati principalmente da: fulmini, fenomeni vulcanici o in casi particolari da scintille provocate dalla caduta di rocce. L’uomo tuttavia da circa 700.000 anni a questa parte ha iniziato ad usufruire dell’elemento del fuoco aumentandone l’utilizzo nel corso dei decenni.

In Italia tra il 1981 e il 1993 attenendoci a dati ISTAT ci sono stati:

-       L’1% di incendi boschivi spontanei

-       L’88% causati volontariamente dall’uomo

-       Il 65% causati involontariamente dall’uomo

-       L’11% di origine ignota 

Nel complesso tra il 1981 e il 1985 sono stati distrutti 40 milioni di metri cubi di massa legnosa per anno.

GLI EFFETTI DEL FUOCO SUGLI ORGANISMI

Gli effetti del fuoco sugli organismi possono variare in base a differenti fattori, per esempio:

-          Intensità dell’incendio

-          Capacità dell’organismo di riprendersi in seguito alla perturbazione 

Infatti può comportare conseguenze negative come anche positive, in alcuni organismi per esempio il fuoco esalta i processi rigenerativi o riproduttivi. Inoltre nel corso del tempo le piante che possiedono una corteccia particolarmente resistente al fuoco riescono ad evolversi nelle generazioni fino ad adattarsi a quest’ultimo.

Fonti: “espresso.repubblica.it”, “ciociariaoggi.it”, documento pdf (DOC20230225-WAOO20..pdf), “focus.it”.

L’IMPATTO DEL FUOCO SULLA FAUNA E SULLA FLORA

Gli incendi spesso sono vantaggiosi per il rinnovamento della flora, infatti eliminanole specie ad esso sensibili, determinano un maggiore assorbimento dell’acqua nel terreno, favoriscono la penetrazione dei raggi solari fino al suolo. Il fuoco inoltre aiuta l’attività dei compositori perché durante la combustione si brucia la sostanza organica e vengono liberati i nutrienti. La maggiore concentrazione di questi garantisce un aumento di elementi come il fosforo, il magnesio, il potassio, il calcio e l’azoto all’interno delle foglie. Grazie a queste componenti lavegetazione cresce più velocemente, si producono più semi e la fioritura è più abbondante. La distruzione, durante gli incendi, degli organismi fitopatogeni si traduce in un effetto positivo per le piante. I funghi che si generano dai marciumi delle radici e dalla decomposizione degli animali danneggiano i semi delle piante del bosco. Quindi in questo caso il fuoco riduce le infezioni sui tessuti viventi, perché stimola o inibisce le popolazioni di patogeni a seconda dell’intensità del fuoco e delle condizioni ambientali in cui si verificano la ritenzione e la deposizione delle sostanze utili.

INCENDI E MICROFLORA

La maggiore disponibilità di nutrienti favorisce anche la microflora del terreno. La sopravvivenza di questi organismi dipende dalla loro capacità di tollerare le elevate temperature e i cambiamenti di pH e di umidità associate agli incendi. Generalmente i microrganismi sono più resistenti alle alte temperature quando si trovano in suoli secchi.

REAZIONE DELLA FAUNA AGLI INCENDI

         Le comunità animali hanno sia la capacità di ritornare alle condizioni precedenti (resilienza), sia quella di minimizzare gli effetti della perturbazione (resistenza). Tuttavia queste due capacità variano da specie a specie quindi non si possono trarre conclusioni a livello generale. 

Per quanto riguarda la fauna del suolo le popolazioni sembrano diminuire in seguito agli incendi, nel caso delle formiche c’è una migliore resistenza rispetto ai coleotteri che non subiscono danneggiamenti negli incendi di prateria mentre in quelli boschivi sì. 

Gli incendi di prateria tendono ad aumentare la biodiversità dei pascoli e l’efficienza di foraggiamento degli erbivori.

IMPATTO DEL FUOCO SULL’ECOSISTEMA

Subsistema pirofitico.

Il fuoco è un evento catastrofico e una sorgente di energia

•     evento catastrofico perché distrugge del tutto ogni attività vitale, trasforma la biomassa aerea in ceneri inorganiche provoca forte dissipazione di materia ed energia 

•     sorgente di energia perché il fuoco trasforma l’energia potenziale immagazzinata nella biomassa in molecole inorganiche di nutrienti

In ecosistemi soggetti ad incendi si crea un’altra fase del sistema vitale che chiamiamo

subsistema pirofiticoche segue un processo respiratorio diverso. A livello energetico questo sistema dispone di due sorgenti quella solare e quella rappresentata dalla cenere altamente reattiva.

Effetti negativi

Il fuoco può avere effetti negativi sugli ecosistemi solo se molto intenso. Gli incendi provocati dall’uomo per ottenere pascoli o colture su una vegetazione non adatta al fuoco causano una perdita di diversitàfloristica, l’erosione del suolo, la modifica della temperatura e la diminuzione della capacità di riserva idrica.

Da cosa è causata un’erosione?

Quando l’incendio coinvolge pendii scoscesi durante i periodi di estrema siccità causa perdite irreversibili di suolo con conseguenti cambiamenti nella vegetazione. L’erosione è dovuta principalmente alla morte di foglie e rami con una conseguente riduzione dell’evapotraspirazione e dell’intercettazione delle precipitazioni da parte delle piante.

IL FUOCO COME FATTORE ECOLOGICO

Nella maggior parte degli ecosistemi terrestri il fuoco rappresenta un fattore ecologico importantissimo. Questo perché insieme ad altri fattori contribuisce a favorire:

-     CICLO DELLA VEGETAZIONE

-     COMPOSIZIONE 

-     RICCHEZZA IN SPECIE DELLA COMUNITÀ

Fonti: Wikipedia, “espresso.repubblica.it”, “ciociariaoggi.it”, documento pdf (DOC20230225-WAOO20..pdf), “focus.it”, ecologia generale di Luciano Bullini.

~ • ~

Frosinone Today, foto di Massimo Urbano a corredo dell'articolo del 27 agosto 2017 "Cassino, brucia monte Cairo, esplodono ordigni bellici"

~ • ~

Deforestazione

Cos’è la deforestazione o disboscamento? Ad oggi un’azione molto comune è quella di abbattere alberi per ottenere legna da ardere, legname per la lavorazione artigianale o industriale, oppure terreni per l’agricoltura o per l’urbanizzazione. Se il numero di alberi tagliati super il numero di alberi piantati, si può definire deforestazione. Si tratta di una riduzione delle zone verdi del mondo a causa dello sfruttamento eccessivo delle foreste. Questo pericoloso fenomeno è fin troppo comune e ha un impatto enorme sull’ambiente.1

Cause e rischi della deforestazione

Le cause alla base della deforestazione sono molteplici: i processi naturali, i cambiamenti climatici, l'inquinamento atmosferico e idrico, l'espansione urbana incontrollata, ma soprattutto l’attività umana. Si tratta di azioni antropiche che infliggono gravi perdite al patrimonio naturale mondiale: l’agricoltura, l’allevamento, le attività agricole di “Slash and Burn” (“Taglia e Brucia”), il taglio e la raccolta della legna. Il disboscamento è tra le cause dell’aumento dell’effetto serra, del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici.2

Un importantissimo caso di deforestazione è quello della Foresta Amazzonica. Questa area, infatti, rischia di non essere più il “Polmone Verde della Terra”. Quest’anno, l’assorbimento dei gas e l’emissione di ossigeno sono stati dimezzati a causa del caldo, degli incendi e della deforestazione, portando gli alberi a rilasciare il 20% di CO2 in più nell’atmosfera rispetto a quella assorbita dal 2010 al 2019. 3

UE, il Green Deal e la nuova strategia forestale per il 2030

l'Unione Europea si è posta come obiettivo quello di rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050 attraverso il Green Deal, approvato il 15 gennaio 2020 dal Parlamento Europeo. Questo patto dovrà guidare l’Unione nella sua transizione ecologica; nello specifico, gli obiettivi del Green Deal sono:

  • investire in trasporti più intelligenti e sostenibili;
  • puntare ad un’industria più verde;
  • eliminare l’inquinamento;
  • garantire una transizione giusta per tutti;
  • finanziare progetti verdi;
  • migliorare l’efficienza energetica degli edifici;
  • diventare leader della transizione verde al livello mondiale;
  • promuovere la strategia "dal produttore al consumatore", per garantire prodotti alimentari sostenibili ai cittadini europei;
  • tutelare la natura;
  • promuovere l’energia pulita.

Questo piano dovrà contribuire a ridurre le emissioni di almeno il 55% nel 2030, a raggiungere la neutralità climatica nel 2050 e ad aumentare il livello di assorbimento del carbonio dai pozzi naturali dell’Unione. L’obiettivo principale è la piantumazione di almeno 3 miliardi di nuovi alberi entro il 2030, per tutelare e far crescere le foreste. 4

Per il caso specifico di Monte Cairo, si veda supra paragrafo "Il suolo" per i semi utilizzati per la riforestazione.

La mission di Regala Un Albero

Regala Un Albero è un progetto di tutela ambientale attivo in Italia dal 2014, con l'obiettivo di diffondere la cultura ecologica e di migliorare il paesaggio naturale italiano. Tutto questo è possibile grazie alla piantumazione di nuovi alberi, che compensano le emissioni di CO2 e tutelano l'ambiente.5

1) Vd. www.regalaunalbero.net;

2) Vd. www.regalaunalbero.net;

3) Vd. www.regalaunalbero.net;

4) Vd. https://commission.europa.eu;

5) Vd. www.regalaunalbero.net.

~ • ~

Il profilo di monte Cairo, privo di vegetazione in seguito agli incendi

Foto di Filippo Petrillo

La cima innevata che mette ulteriormente in evidenza l'assenza di copertura di vegetazione arborea

~ • ~

Il problema della conservazione

L’uomo per soddisfare i propri bisogni modifica l’ambiente tagliando ad esempio foreste.

In questo modo va a comportare radicali modifiche e di conseguenza molte specie possono sia diffondersi sia scomparire del tutto.

È sorta così nella metà dell’Ottocento l’esigenza di salvare le porzioni di natura rimaste intatte. Nascendo in questo modo movimenti che si occupano per la conservazione della natura e del paesaggio.

Ad esempio, nel 1853 la Francia creò a Fontainebleau la prima riserva naturale in Europa; nel 1872 gli Stati Uniti invece istituirono il Parco Nazionale di Yellowstone “per il beneficio e godimento del popolo”. A queste seguirono molte altre Nazioni: Australia, Svezia, Svizzera, Germania, Italia ecc.

Quello di cui si occupano principalmente questi parchi e riserve è quello di preservare paesaggi con flora e fauna ma anche testimonianze a livello storico e artistico delle attività umane.

La ricerca scientifica nei parchi e nelle riserve risulta necessaria non solo per conoscere lo stato e il funzionamento degli ecosistemi ma anche per sorvegliare i processi di alterazione indotti dall’uomo e per pianificare anche le possibili contromisure.

Oggi questo movimento conservazionista è diventato un importante componente della società moderna.

LA BIODIVERSITA’ E LA SUA CONSERVAZIONE

Un punto per la conservazione delle specie riguarda il mantenimento della diversità genetica nelle popolazioni naturali.

In queste popolazioni alti livelli di variabilità genetica corrispondono ad una maggiore probabilità di sopravvivenza nel tempo.

~ • ~

Volontari dell'associazione "Driade" impegnati nella riforestazione di monte Cairo. Materiale fornito da Danilo Mollicone

~ • ~

𝙀𝙭𝙩𝙞𝙣𝙘𝙩𝙞𝙤𝙣 𝙍𝙚𝙗𝙚𝙡𝙡𝙞𝙤𝙣: 𝙘𝙝𝙞 𝙨𝙤𝙣𝙤?

𝙴𝚡𝚝𝚒𝚗𝚌𝚝𝚒𝚘𝚗 𝚁𝚎𝚋𝚎𝚕𝚕𝚒𝚘𝚗 è 𝚞𝚗 𝚖𝚘𝚟𝚒𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚒𝚗𝚝𝚎𝚛𝚗𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚊𝚕𝚎, 𝚗𝚘n 𝚟𝚒𝚘𝚕𝚎𝚗𝚝𝚘, 𝚏𝚘𝚗𝚍𝚊𝚝𝚘 𝚒𝚗 𝙸𝚗𝚐𝚑𝚒𝚕𝚝𝚎𝚛𝚛𝚊 𝚒𝚗 𝚛𝚒𝚜𝚙𝚘𝚜𝚝𝚊 𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚍𝚎𝚟𝚊𝚜𝚝𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚎𝚌𝚘𝚕𝚘𝚐𝚒𝚌𝚊 𝚌𝚊𝚞𝚜𝚊𝚝𝚊 𝚍𝚊𝚕𝚕𝚎 𝚊𝚝𝚝𝚒𝚟i𝚝à 𝚞𝚖𝚊𝚗𝚎. 𝙸𝚕 𝚖𝚘𝚟𝚒𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚌𝚑𝚒𝚊𝚖𝚊 𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚍𝚒𝚜𝚘𝚋𝚋𝚎𝚍𝚒𝚎𝚗𝚣𝚊 𝚌𝚒𝚟𝚒𝚕𝚎 𝚗𝚘𝚗 𝚟𝚒𝚘𝚕𝚎𝚗𝚝𝚊 𝚙𝚎𝚛 𝚌𝚑𝚒𝚎𝚍𝚎𝚛𝚎 𝚊𝚒 𝚐𝚘𝚟𝚎𝚛𝚗𝚒 𝚍𝚒 𝚒𝚗𝚟𝚎𝚛𝚝𝚒𝚛𝚎 𝚕𝚊 𝚛𝚘𝚝𝚝𝚊 𝚌𝚑𝚎 𝚌𝚒 𝚜𝚝𝚊 𝚙𝚘𝚛𝚝𝚊𝚗𝚍𝚘 𝚟𝚎𝚛𝚜𝚘 𝚒𝚕 𝚍𝚒𝚜𝚊𝚜𝚝𝚛𝚘 𝚌𝚕𝚒𝚖𝚊𝚝𝚒𝚌𝚘 𝚎d 𝚎𝚌𝚘𝚕𝚘𝚐𝚒𝚌𝚘.

“LE LORO RICHIESTE :

1) VERITÀ SULLA SITUAZIONE: il Governo dichiari l’emergenza climatica e ecologica;

2) AZIONE IMMEDIATA: si fermi la distruzione degli ecosistemi e della biodiversità e si portino allo zero netto le emissioni di gas serra entro il 2025;

3)OLTRE LA POLITICA: il Governo costituisca e sia guidato dalle decisioni di un’assemblea di cittadini/e sulle misure da attuare e sulla giustizia climatica ed ecologica.”1

I FONDATORI: Roger Hallam, Gail Bradbrook, Tamsin Omond

PERCHÉ RIBELLARSI?

Si è nel bel mezzo di un collasso climatico ed ecologico. Ci si trova di fronte a un futuro incerto - il mondo è in crisi e la vita stessa è in pericolo. Non è il momento di ignorare le questioni; è il momento di agire, perché la previsione è reale. La scienza è chiara. Si è nel bel mezzo di un'estinzione di massa causata da noi, e i Governi non stanno facendo abbastanza per proteggere i loro cittadini, le risorse, la biodiversità, il pianeta e il futuro.

“La crisi non conosce confini, né geografici né etnici, e anche se la ricchezza può offrire una certa protezione, quest'ultima è solo temporanea. Il tempo scorre, e se non riusciremo a unirci per proteggere il nostro Pianeta, tutti ne saranno colpiti: tu, la tua famiglia, tutti e tutto ciò che ti sta a cuore... eppure ogni crisi contiene la possibilità di una trasformazione.”1

I LORO VALORI

Qualsiasi persona o gruppo può organizzarsi autonomamente e agire nel nome e nello spirito di XR, purché l’azione rientri nei principi e nei valori di XR . In questo modo, il potere è decentrato, il che significa che non è necessario chiedere il permesso di un gruppo o di un’autorità centrale.

1

HANNO UNA VISIONE CONDIVISA DEL CAMBIAMENTO.

Creare un mondo adatto alle generazioni future.

2

INCENTRANO LA LORO MISSIONE SU CIÒ CHE È NECESSARIO.

Mobilitare il 3,5% della popolazione per ottenere un cambiamento di sistema - utilizzando idee come “organizzazione basata sullo slancio del momento” per raggiungere questo obiettivo.”2

3

HANNO BISOGNO DI UNA CULTURA RIGENERATIVA.

Vogliono creare una cultura che sia sana, resiliente e adattabile.

4

LANCIANO APERTAMENTE UNA SFIDA A NOI STESS* E A QUESTO SISTEMA TOSSICO.

Lasciamo le nostre zone di comfort per agire per il cambiamento.

5

DANNO VALORE ALLA RIFLESSIONE E ALL’APPRENDIMENTO.

Seguono un ciclo che prevede azione, riflessione, apprendimento e pianificazione di ulteriori azioni. Imparano da altri movimenti e contesti così come dalle loro esperienze.

6

ACCOGLIONO TUTT* E OGNI PARTE DI CIASCUNO.

Lavorano attivamente per creare spazi più sicuri e accessibili.

7

CERCANO ATTIVAMENTE DI RIDURRE GLI EFFETTI DEL POTERE.

Abbatttono le gerarchie del potere per una partecipazione più equa.

8

EVITANO DI BIASIMARE E INCOLPARE.

Viviamo in un sistema tossico, ma nessun singolo individuo è da condannare.

9

SONO UNA RETE NON VIOLENTA.

Utilizzano strategie e tattiche non violente in quanto reputano siano il modo più efficace per apportare un cambiamento.

10

SI BASANO SU AUTONOMIA.

Creano collettivamente le strutture di cui abbiamo bisogno

LA LORO STORIA

 

“Extinction Rebellion è un movimento globale che usa la disobbedienza civile non violenta nel tentativo di fermare l’estinzione di massa e ridurre al minimo il rischio di collasso sociale. Il 31 ottobre 2018, attivisti britannici si sono riuniti su Parliament Square a Londra per annunciare una dichiarazione di ribellione contro il governo del Regno Unito. Le settimane successive sono state un turbine. Seimila ribelli si sono riuniti a Londra per bloccare pacificamente cinque grandi ponti sul Tamigi. Sono stati piantati alberi nel mezzo di Parliament Square ed è stato scavato un buco per seppellire una bara che simboleggiava il nostro futuro. I ribelli si sono addossati ai cancelli di Buckingham Palace mentre leggevano una lettera alla Regina. Nasce così Extinction Rebellion. La chiamata alla ribellione divenne rapidamente globale, con gruppi che hanno iniziato a nascere la settimana successiva in Europa, negli Stati Uniti e subito dopo in tutto il mondo. Senza leader e veramente globale, ogni nuovo gruppo rende il movimento più.”1

1 Vd. www.rebellion.global.it

2 Vd. www.extintionrebellion.it

~ • ~

Desertificazione non solo a Monte Cairo

La desertificazione, ovvero il processo che rappresenta il degrado delle terre aride, semi-aride e sub-umide secche le cui cause possono essere determinate dalle variazioni climatiche e dalle attività umane. In effetti, il male causato all'umanità viene rivolto di nuovo a quest'ultima: in questo momento circa 500 milioni di persone vivono in aree in cui il degrado ha raggiunto il suo massimo livello. Ben il 28% del territorio italiano è a rischio desertificazione: principalmente nelle regioni del sud (soprattutto Sicilia, Puglia e Sardegna), ma anche in Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna. Non c’è da stupirsi del perché: il primo semestre del 2022 è stato caldissimo in Italia, dello 0,76% in più rispetto alla media. Tuttavia, è stato anche il più secco, con un’enorme diminuzione delle precipitazioni, pari al 45%. E non è un fenomeno nuovo: sono anni che si lancia un allarme nelle regioni del Sud Italia. Tutto ciò può avvenire per perdita di qualità degli habitat, per l'erosione del suolo, per la frammentazione del territorio, per la densità delle coperture artificiali. La zona più colpita da questo fenomeno in tutto il mondo è il deserto del Sahara in Africa: il 73% delle terre coltivabili sono già degradate. Quindi l'intervento di Extinction Rebellion si rivela molto importante per rimediare a ciò che si è fatto meno sul territorio. Per contrastare l'avanzamento di questo fenomeno bisogna riguardare come viene utilizzata l'acqua: è necessario attuare politiche di rafforzamento della rete di infrastrutture idriche per ridurre gli sprechi, ma anche gli agricoltori dovrebbero utilizzare tecniche più efficienti.

Treccani Ansa

~ • ~
~ • ~

Bibliografia

  • www.europarl.europa.eu;

    biopills.net;

    regalaunalbero.net;

    sorgenia.it


  • (ribellione.global.ti)

    (extinctionrebellion.it)


Autori

Liceo Scientifico "G. Pellecchia", classe 2 F-G-H-N

  • Prof.ssa Annalisa Celani (coordinamento)
  • Prof.ssa Maria Lanni (coordinamento)
  • Prof.ssa Barbara Pellegrini (coordinamento)
  • Prof.ssa Angela Reale (coordinamento)
  • Michele Antonilli
  • Nicolò Antonitti
  • Matteo Belli
  • Alessandro Bianchi
  • Davide Cocuzzoli
  • Carlo Colantonio
  • Raffaella Cristiano
  • Carla Cristiano
  • Sofia D'ettorre
  • Veronica Dano
  • Andrea De Lorenzis
  • Luca De Lorenzis
  • Benedetto Del Vecchio
  • Matteo Di Bartolomeo
  • Luigi Di Massa
  • Andrea Evangelista
  • Flavio Fella
  • Chiara Genovese
  • Gabriele Golluccio
  • Simone Granieri
  • Ludovica Grossi
  • Luciana Imperiali
  • Gherghe Serban Lazar
  • Rosa Marcone
  • Alessandro Mariani
  • Gabriel Morelli
  • Regina Napolitano
  • Carmen Notarangelo
  • Giammarco Pacitti
  • Federica Pagliari
  • Giuseppe Paliotta
  • Matteo Palombo
  • Giulia Palumbo
  • Francesco Papa
  • Filippo Petrillo
  • Stefano Pinto
  • Marco Pirollo
  • Aurora Rinaldi
  • Alessandro Ruozzo
  • Lorenzo Russo
  • Federiko Sinani
  • Cristina Teodorescu
  • Elisa Testa
  • Riccardo Treglia
  • Giovanni Verdone
  • Carmine Vitale
  • Diego Di Caprio
  • Leonardo Di Ianne
  • Daniele Di Palma