La morte di Francesca Morvillo nella strage di Capaci

a cura di Gruppo 4 - 4H Liceo Blaise Pascal

Il lavoro vuole ricordare il ruolo non secondario che la giudice svolse sia come magistrato, sia come compagna di Giovanni Falcone, sottolineando il coraggio e la determinazione con cui affrontò le sfide che la sua scelta di vita comportava.

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foto di Francesca  Morvillo
Protagonisti

Francesca Morvillo

LA VITA

Francesca Morvillo era una delle poche donne magistrato. Siciliana, nasce a Palermo nel dicembre del 1945 e si laurea in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Palermo, con una tesi dal titolo “Stato di diritto e misure di sicurezze" meritando il premio “Giuseppe Maggiore” per aver ottenuto il massimo dei voti durante l’anno accademico 1966/1967. Come il padre Guido e, poi, il fratello Alfredo, decide di entrare in magistratura. Oltre a fare il giudice, insegna Legislativa del minore nella scuola di specializzazione in Pediatria presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’ateneo palermitano. L’ultimo suo impegno professionale fu nel 22 maggio 1992 all’Ergife Palace Hotel di Roma, come componente della commissione d’esame in un concorso per l’accesso in magistratura. Viene uccisa nel 23 maggio del 1992 insieme al marito Giovanni Falcone e altri tre agenti della scorta: Vito Schifani, Rocco Di Cillo e Antonio Montinaro, nella strage di Capaci.1

Il giorno della sua morte, Francesca Morvillo ha 46 anni; non ha figli perché è consapevole che la sua vita sarà breve, infatti decide di «non mettere al mondo orfani», e condivide la decisione con Falcone.2 Giovanni Paparcuri, curatore del museo “Falcone e Borsellino”, dice che la magistrata preferisce ascoltare, sorride sempre e chiunque la incontri o le parli si affeziona subito a lei. Ama scrivere con una matita e non calca mai, è delicata in questo come nel suo aspetto esteriore.3

LA MORVILLO E IL SUO RAPPORTO CON IL MARITO, GIOVANNI FALCONE

La Morvillo aveva conosciuto Giovanni Falcone nel 1979, dopo un primo matrimonio concluso con un divorzio. Egli era all’epoca giudice istruttore presso il tribunale di Palermo ed era un suo collega di lavoro. Nel 1983 iniziarono a convivere nella casa di via Notarbartolo e solo in seguito decisero di sposarsi. Così, nel maggio 1986 si era effettuata una riservata cerimonia civile; come ricorda Fabiola Furnari “prima di diventare la signora Francesca Morvillo Falcone, aveva sempre fatto scelte precise e ben ponderate”4. Falcone la voleva allontanare, per tutelarla dopo il fallito attentato all’Addaura nel 1989 anche se lei era fortemente contraria, infatti rimase con la sua forza, ma anche con la sua tenacia, accanto all’uomo che aveva sempre amato e del quale condivideva gli ideali. Ella condivideva tutto con suo marito, standogli accanto per sostenerlo in ogni momento. 

LA STRAGE

A seguito dell’esplosione di Capaci, non morì subito, a differenza del marito.

Francesca Morvillo ancora viva dopo l’esplosione, venne trasportata prima all’ospedale Cervello e poi trasferita al Civico, nel reparto di neurochirurgia, dove però morì intorno alle 23 a causa delle gravi lesioni interne riportate. Il suo orologio si è fermato all’ora dell’esplosione alle 17:58. 

Quando arrivò all'ospedale, la prima cosa che chiese fu dove fosse il marito, come racconta Isabella Bossi Fedrigotti: «era un grido indimenticabile, il suo ultimo grido, “Dov’è Giovanni?” gridava nell’agonia»5. Erano molto legati; lo amava così tanto che gli scrisse un bigliettino, che è stato trovata da uno dei colleghi di Falcone nell'ufficio a Palermo, dove egli la custodiva gelosamente tra le sue carte. In questa lettera, esprimeva con delle parole dolci e delicate il suo amore per Giovanni:

“GIOVANNI, AMORE MIO, SEI LA COSA PIÙ BELLA DELLA MIA VITA. SARAI SEMPRE DENTRO DI ME, COSÌ COME IO SPERO DI RIMANERE VIVA NEL TUO CUORE”.

            FRANCESCA MORVILLO

I due coniugi sono stati inizialmente seppelliti insieme al cimitero di Sant’Orsola, ma poi il corpo di Falcone è stato traslato nella chiesa di San Domenico, ovvero il "Pantheon" dove sono sepolte le più grandi personalità della Sicilia6. Di recente, la salma della Morvillo è stata spostata in un altro cimitero dove riposa con i suoi familiari.

Francesca Morvillo non dovrebbe essere ricordata perché moglie di Falcone e perché è morta purtroppo insieme a lui, ma deve essere ricordata come la Francesca Morvillo magistrato dalla grande sensibilità e dalla grande preparazione; fu veramente importante e stimata come giudice del tribunale dei minori e contribuì alla preparazione del mandato di cattura di Buscetta, aiutando suo marito ed i magistrati del Pool antimafia anche nelle fasi di lavoro per l'istruzione del Maxiprocesso.

La magistrata Pasqua Seminara guarda alla Morvillo come donna capace e impegnata profondamente nello svolgere con professionalità le sue funzioni: “Non era la classica compagna che attende il ritorno dell’importante marito a casa. Era un’ottima penalista. Aveva la sua vita, la sua personalità, un carattere deciso. Giovanni rispettava le sue idee”7

1 Consiglio superiore della magistratura, Nel loro segno. Online in formato PDF

2 Matrimonio «blindato» nella notte di Enzo Biagi su Corriere.it

3 https://youtu.be/aBHF_ep2Mvo

4 Questa osservazione di Fabiola Furnari è tratta dall’articolo pubblicato sul numero 1/2018 della rivista “Giudicedonna” e riporta il suo intervento al convegno intitolato: "Le pari opportunità nelle professioni legali” del 26 giugno 2017.

5 Le parole di Isabella Bossi Fedrigotti vengono dal servizio “Una coppia normale solo nella morte” di per la trasmissione Rai “In TempoReale”.

6 La tomba di Falcone a San Domenico, il pantheon degli eroi su Repubblica Palermo

7 Consiglio superiore della magistratura, Nel loro segno. Online in formato PDF

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La strage di Capaci

Uno dei giorni più cruenti per la storia italiana fu il 23 maggio 1992. Fu proprio in questo giorno che venne messo in atto contro Falcone un attentato, che, però non determinò solo la sua morte, ma anche quella di sua moglie, Francesca Morvillo, e tre agenti della scorta: Vito Schifani, Rocco Di Cillo e Antonio Montinaro.Tra i feriti, invece, vi furono gli agenti Paolo Capuzzo, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza. Tutto ciò servì per vendicarsi del maxiprocesso di Palermo e fu un atto dimostrativo della potenza della mafia nonché della insufficienza di ogni forma di protezione del simbolo vivente della lotta antimafia. Inoltre, i mafiosi con quell’attentato diedero una forte dimostrazione di quello che sarebbe potuto succedere a coloro che intralciano il loro cammino.

 

L’agguato è avvenuto alle 17:58 nell'autostrada A29 Palermo-Mazara del Vallo, circa a cento metri dallo svincolo per Capaci; gli attentatori avevano messo 500 kg di tritolo in un cunicolo sotto l’autostrada. L’esplosivo venne fatto esplodere quando le cinque macchine della scorta stavano passando. Questa carica molto forte fu azionata con un telecomando a distanza da Giovanni Brusca.

Proprio quel giorno, Falcone, contrariamente al protocollo, aveva voluto mettersi personalmente alla guida dell’auto che gli era stata assegnata dal Ministero. Al suo fianco c’era la moglie, mentre l’autista occupava il sedile posteriore. Fin dalla partenza, il magistrato era tenuto d’occhio da da due mafiosi, Giovan Battista Ferrante e Salvatore Biondo, i quali avvertirono Gioacchino La Barbera del fatto che le auto erano in arrivo. Era La Barbera ad essere in perenne contatto telefonico con Antonino Gioè e Giovanni Brusca, che si trovavano su una collinetta sopra Capaci, da dove vedevano perfettamente la carreggiata. 

Gli effetti dell’esplosione furono devastanti: la prima blindata del corteo, la Fiat Croma marrone, venne investita in pieno dall’esplosione e sbalzata dalla strada in un giardino di olivi a più di 100 m di distanza, uccidendo sul colpo gli agenti Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo; la seconda auto, la Fiat Croma bianca guidata da Falcone, si schiantò contro l’alto “muro” che si era creato a causa dello scoppio, e fece sbattere violentemente Falcone e la moglie contro il parabrezza perché non indossavano le cinture di sicurezza.

 

Invece, Giuseppe Costanza, che era seduto nei sedili posteriori della macchina guidata dal giudice, e gli altri agenti nella Fiat Croma azzurra (Paolo Capuzza, Angelo Corbo e Gaspare Cervello) sono gli unici ad essere sopravvissuti a questa strage.

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Breve video che narra le fasi della strage di Capaci.

Abbiamo provato ad immaginare come sarebbe potuta essere una breve intervista a Francesca Morvillo, con cenni biografici, storici e testimonianze di alcuni suoi conoscenti.

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Autori

Gruppo 4 - 4H Liceo Blaise Pascal

  • prof.ssa Sandra Penge (coordinamento)
  • prof.ssa Emanuela Quercia (coordinamento)
  • Sara Mahdoui
  • Treisi Mehmeti
  • Edoardo Pellicciotta