"Il nome della rosa" vince il Premio Strega

a cura di 3H

La ricerca nasce a seguito della lettura, da parte degli studenti della 3H, de Il nome della rosa ed ha lo scopo di indagare le prime fasi dell'enorme successo di un libro che gli studenti e le studentesse hanno trovato tanto affascinante quanto "voluminoso" e "difficile".

Essa è solo parte di un lavoro più grande, ancora in corso, che probabilmente si concluderà nel corso dell'a.s. 2022-2023 e che prevede la creazione, in coda alla ricerca, di un piccolo glossario enciclopedico preparato dagli studenti. Il suo scopo sarà rendere più agevole la lettura di alcuni brani e chiarire i passaggi più complessi a livello filosofico, teologico, storico: una sorta di guida alla lettura - preparata dagli adolescenti per gli adolescenti - dell'opera più famosa di una delle più grandi personalità intellettuali dell'Italia contemporanea.

~ • ~

“Il nome della Rosa“ vince il premio Strega

È il 1981 quando Umberto Eco, già allora notissimo accademico e semiologo, vince il Premio Strega con il suo primo romanzo: Il nome della Rosa.

Ci vuole poco perché la notizia si diffonda in tutto il mondo, rendendo l'opera un best seller internazionale tradotto in 47 lingue e venduto in trenta milioni di copie.1

Al momento, è il libro italiano più venduto al mondo e si colloca al 17esimo posto complessivo a livello globale.2

Un risultato mai visto prima nell'ambito dello Strega che, pur essendo un riconoscimento celebre, non porta automaticamente ad un tale livello di celebrità a livello mondiale.

Una vittoria, però, che non viene digerita da tutti perché poco dopo Eco si trova a doversi difendere dall’accusa di plagio di un poeta cipriota, Costas Socratous: nel 1991 viene aperto un processo a Nicosia dal quale lo scrittore viene infine assolto per mancanza di prove sufficienti (il giudice arrivò ad affermare che "le somiglianze tra le due opere fossero visibili solo attraverso un binocolo"), impedendo a Socratous di ottenere i due milioni di dollari del risarcimento.3

C’è dunque da interrogarsi sul perché ad un romanzo storico così complesso come “il Nome della Rosa” si associasse da subito una (presunta) popolarità che è effettivamente riuscito a raggiungere diventando un best seller mondiale.

Esso, infatti, "stravinse" sia la prima che la seconda votazione: alla prima conseguì 115 voti contro i 74 del secondo classificato (La principessa e l'antiquario di Enzo Siciliano), mentre alla seconda raggiunse 180 voti contro i 75 del secondo (I giorni del mondo di Guido Artom).4

Innanzitutto, il fatto stesso che si tratta di un romanzo caratterizzato non soltanto da una trama solida ed avvincente, ma anche molto complesso, tanto che nel 1983 Umberto Eco ha stampato sulla rivista Alfabeta, le Postille al Nome della rosa, un saggio attraverso il quale il romanziere illustra il suo percorso di creazione del romanzo, dando delucidazioni su diversi aspetti del testo. Le Postille risultavano così essenziali che sono state incluse in tutte le successive ristampe italiane del romanzo.5 

Secondo Vittorio Spinazzola, critico letterario,

«Libro informatissimo e piacevolmente erudito, “Il nome della rosa” non intende offrire un’interpretazione davvero nuova dei tempi medievali. Piuttosto a muoverlo è una sorta di orrore affascinato per quel mondo buio ed energico, da cui pure tralucono i primi bagliori della svolta di civiltà umanistica. E poiché è un fitto gioco di allusioni e simboli instaura una evidente analogia tra quell’età remota e la nostra, anche la civiltà moderna appare improntata all’attesa di aprirsi d’un divenire di progresso: ancora indeterminato, però, come una speranza tutta da conquistare».6

Dai riferimenti al celebre Sherlock Holmes dei gialli di Arthur Conan Doyle e al suo fedele assistente Watson (dalla quale essenza si nutrono e prendono forma Guglielmo e Adso stessi) alle particolareggiate descrizioni degli ambienti e dei costumi medievali frutto degli approfonditi studi di una vita, "Il nome della Rosa" è un romanzo fitto e intricato come la biblioteca protagonista delle sue vicende.

Una metafora intrecciata e intrisa di storia, filosofia e teologia che ci fa interrogare sulla realtà che ci circonda e sul senso di una vita senza conoscenza.

Dopotutto, come afferma Eco stesso nel romanzo:

“I libri non sono fatti per crederci, ma per essere sottoposti a indagine. Di fronte a un libro non dobbiamo chiederci cosa dica ma cosa vuole dire.”

______________________________________________

1https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/07/15/eco-rivede-il-nome-della-rosa.html

2https://libreriamo.it/libri/qual-e-il-libro-piu-venduto-ecco-la-classifica-dei-101-best-selling-di-tutti-i-tempi-2/

3https://gaialodovica.wordpress.com/2012/11/03/il-circo-di-premiopoli-dalla-webzine-di-sul-romanzo-prima-puntata/

4S. Petrocchi, La polveriera, Mondadori, 2014

5https://storiedistoria.com/2013/12/il-nome-della-rosa-umberto-eco/

6L’Unità, 11 dicembre 1980

~ • ~

Intervista ad Umberto Eco dopo la vittoria del Premio Strega.

www.raicultura.it/amp/letteratura/articoli/2018/12/Umberto-Eco-sulla-sua-vittoria-allo-Strega-d9e4c1b4-a6a2-436a-97ed-8fa4e0f070be.html

foto di Umberto Eco
Protagonisti

Umberto Eco

Umberto Eco è stato uno scrittore e semiologo, nato ad Alessandria il 5 gennaio 1932. Prima di diventare professore di Semiotica all'università di Bologna (dal 1975), è stato studioso di estetica tanto da formulare nel 1956 una tesi di laurea su Il problema estetico in Tommaso d'Aquino. Nel corso degli anni si è occupato soprattutto di comunicazione e della società di massa: televisione, giornali, radio, pubblicità, fumetti (ad esempio ha scritto un saggio sulla lingua dei Puffi e uno sulla fenomenologia di Mike Bongiorno). Già con Opera aperta del 1962, Umberto Eco allude ad ambiguità e polisemia, concetti che caratterizzano per lui la fruizione dei testi artistici e continua a parlarne in varie opere: nel 1964 pubblica Apocalittici e integrati, e nel 1974 Comunicazioni di massa e teorie della cultura di massa.1

Dal 1968 apporta delle novità nell’ambito dello studio della semiologia.

Col Trattato di semiotica generale (1975) e con l’opera Lector in Fabula (1979) rielabora in modo sistematico le sue teorie arriva a formalizzare «vere e proprie regole per capire tutte le possibili strategie testuali».2

Eco si dedica però anche alla narrativa ed in questa veste esordisce clamorosamente con Il nome della rosa (1980), romanzo ambientato in una abbazia benedettina del Nord Italia nel XIV secolo.

Dopo ulteriori libri di ricerca l’autore è tornato al romanzo con Il pendolo di Foucault (1988), che si svolge in una casa editrice e vede come protagonisti tre redattori che indagano su simboli attraverso processi mentali complessi, nell’ambito di un presunto progetto dei Templari. Anche quest’opera è fitta di riferimenti dotti. 

Nel 1999 Eco ha vinto l’American Academy Award of Arts and Letters.3

Lo studio della semiotica ha permesso ad Umberto Eco di sviluppare un pensiero filosofico proprio: probabilmente il contributo più grande che il semiologo ha potuto dare alla filosofia ma anche alla letteratura italiana perché esso è concentrato su un’interpretazione della realtà di valenza anche artistica. In sostanza, le sue teorie comportano che la verità non è mai una sola perché si costruisce tramite una continua interpretazione di oggetti da parte dei soggetti. Da qui deriva il concetto di “opera aperta”.4

Per anni, oltre alla ricerca e all'attività letteraria (l'ultima sua fatica letteraria è Numero zero, uscito nel 2015) ha collaborato con la rivista L'Espresso tenendo la rubrica Le bustine di Minerva).

Nell'ultima parte della sua vita, in rottura con il gruppo editoriale Mondadori-RCS ha contribuito a creare la casa editrice La nave di Teseo. Si è spento il 19 febbraio 2016 a causa di un tumore5.

__________________________________________

1https://www.unibo.it/it/ateneo/chi-siamo/la-nostra-storia/alumni-e-personaggi-celebri/umberto-eco consultato il 18/05/2022 ore 13.20

2https://www.treccani.it/enciclopedia/umberto-eco/

3 Ivi

4 Sara G. Beardsworth e Randall E. Auxier (a cura di), La filosofia di Umberto Eco. Con la sua autobiografia intellettuale, Edizione italiana a cura di Anna Maria Lorusso, La Nave di Teseo, Milano, 2021.

5https://www.repubblica.it/cultura/2016/02/20/news/morto_lo_scrittore_umberto_eco-133816061/

~ • ~

Bibliografia e sitografia

  • Sara G. Beardsworth e Randall E. Auxier (a cura di), La filosofia di Umberto Eco. Con la sua autobiografia intellettuale, Edizione italiana a cura di Anna Maria Lorusso, La Nave di Teseo, Milano, 2021.
  • Luigi Neri, Umberto Eco. Una nuova idea di cultura, a cura di Franco Paris, Diogene Multimedia, Bologna, 2021.
  • Pier Aldo Rovatti (a cura di), Dizionario Bompiani dei Filosofi Contemporanei, Bompiani, Milano, 1990. 
  • https://www.unibo.it/it/ateneo/chi-siamo/la-nostra-storia/alumni-e-personaggi-celebri/umberto-eco consultato il 18/05/2022 ore 13.20
  • https://maremosso.lafeltrinelli.it/recensioni/il-nome-della-rosa-umberto-eco-libro consultato il 27/05/2022 ore 8.30
  • https://storiedistoria.com/2013/12/il-nome-della-rosa-umberto-eco/ consultato il 27/05/2022 ore 8.40 
  • https://gaialodovica.wordpress.com/2012/11/03/il-circo-di-premiopoli-dalla-webzine-di-sul-romanzo-prima-puntata/ consultato il 27/05/2022 ore 8.45 
  • https://libreriamo.it/libri/qual-e-il-libro-piu-venduto-ecco-la-classifica-dei-101-best-selling-di-tutti-i-tempi-2/ consultato il 27/05/2022 ore 9.10

Autori

3H

  • Prof. Andrea Carroccio (coordinamento)
  • prof.ssa Sandra Penge (coordinamento)
  • Giuseppe Armento
  • Andrea Francesca Blaga
  • Beatrice Bruni
  • Lorenzo Buccioni
  • Tatiana Cretu
  • Sanad El Gamal
  • Maia Emera
  • Emanuele Faeti
  • Lorenzo Giordano
  • Lediona Islami
  • Virginia Limoncelli
  • Rebecca Morganti
  • Carola Musat
  • Federico Orefice
  • Greta Ronci
  • Daniela Sofia Ruiz Fernandez
  • Dimitri Saranciuc
  • Andrea Stefania Settembrini
  • Sara Todirasc
  • Giulia Toffoli
  • Rachele Vezzoso
  • Nicole Zamponi