Gaetano Salvemini tra passato e presente

a cura di Classe 3^ AFM e 4^ A TUR

Il bisogno di libertà 

Tutti noi stiamo affrontando in questo periodo storico una prova per nulla facile: la pandemia che è entrata prepotentemente a far parte delle nostre vite e non sembra accennare a voler andare via. In questo contesto ci siamo più volte trovati a riflettere su quale sia in realtà il significato del concetto di libertà e di democrazia, spesso non riuscendo a trovare delle risposte concrete. Di certo, però, la maggior parte di noi è arrivata alla conclusione che della libertà abbiamo bisogno. 

Da marzo 2020 vari DPCM, emanati dapprima dal Presidente Conte e poi dal Presidente Draghi, ci hanno costretti in casa, lontani dai nostri amici, parenti, compagni di scuola e di squadra e, se è vero che una cosa non la si comprende fino a quando non la si vive in prima persona, ecco, forse abbiamo capito la difficoltà dei nostri nonni e bisnonni a soddisfare questo bisogno durante il regime fascista. Per tale ragione ci siamo soffermati sulla figura dello storico e intellettuale molfettese Gaetano Salvemini che con i suoi scritti, i suoi studi, la sua vita e le sue battaglie politiche è stato ed è baluardo di lotta per la libertà.

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Liliana Gadaleta Minervini, allieva nel 1954 di Gaetano Salvemini che fu il relatore della sua tesi di laurea, legge la "Lettera ai giovani". Videomessaggio girato a sostegno della realizzazione del docufilm "Non mollare- Il Film"

Liliana Gadaleta Minervini, allieva nel 1954 di Gaetano Salvemini che fu il relatore della sua tesi di laurea, legge la "Lettera ai giovani". Videomessaggio girato a sostegno della realizzazione del docufilm "Non mollare- Il Film"

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Gaetano Salvemini e la Repubblica

Il problema istituzionale

Dopo la caduta del regime fascista in Italia nasce il problema istituzionale: continuare nella direzione della monarchia o virare verso la repubblica?

Una scelta molto difficile per i cittadini italiani i quali si trovano a dover esprimere la loro posizione a riguardo durante il referendum del 1946.

In questo contesto nasce in Salvemini un timore che diventerà realtà: la possibile ingerenza di Americani e Inglesi nella vita politica italiana. 

Già nel dicembre del 1940 Churchill aveva attribuito tutte le colpe del regime fascista a Mussolini assolvendo, di fatto, coloro che avevano contribuito a vari livelli, dalla monarchia ai funzionari amministrativi, a mantenere in vita la dittatura.

La convinzione di Inglesi e Americani era quella che l’Italia non fosse ancora sufficientemente pronta ad una costituzione repubblicana. Inoltre, secondo loro, la Casa Savoia godeva ancora della fiducia della maggior parte del popolo italiano.

Salvemini qui inizia una lunga propaganda giornalistica a favore della democrazia, rappresentata, a suo parere, della repubblica.

Nel frattempo i gruppi fascisti rimasti si radunarono di nascosto per trovare la migliore strategia per supportare la monarchia nel referendum e iniziarono a raccogliere consensi da quella borghesia che, già in passato, si era venduta al fascismo, mentre i partiti repubblicani erano maggiormente concentrati a risolvere problematiche interne piuttosto che fare propaganda politica a favore della repubblica. Queste vicende alimentarono nello storico molfettese il sentimento di forte incertezza.

Infatti:

Salvemini pensava che il rischio di avere una maggioranza monarchica fosse troppo forte, che la forma istituzionale dovesse essere decisa solo dalla Costituente, che era schiacciantemente repubblicana,(...), egli riteneva che, pur di conservare la monarchia, si sarebbe fatto appello a tutti gli istinti, a tutti i sentimenti, in modo particolare a quello del rischio, della paura dell’ignoto, del salto nel buio”.1

Egli soprattutto ha paura che i partiti monarchici possano far leva sulla parte della popolazione poco istruita, facilmente conquistabile attraverso promesse, e sul fatto che l’Italia possa non essere pronta ad un regime democratico.

Su questo argomento Salvemini esprime il proprio pensiero in un articolo su “Italia Libera” nel quale sostanzialmente afferma che la popolazione non ha bisogno di essere preparata alla Repubblica: la cosa importante è avere la giusta concezione di democrazia, che è sinonimo di libertà. Egli continua spiegando come, secondo lui, il regime democratico, quindi la Repubblica, è una possibilità data alla popolazione per migliorarsi ed autoeducarsi socialmente, in quanto una repubblica perfetta non è mai esistita e mai esisterà.


1 O.A. Ragno, Gaetano Salvemini 1943-1946, Il problema istituzionale e i rapporti stato-chiesa, ed. Università Popolare Molfettese 1988, Molfetta, tip. Mezzina, cit. p. 32-33.

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Gli anni del problema istituzionale in Puglia

Mentre in tutta Italia e sui giornali viene dato maggior risalto alla questione istituzionale, la Puglia, insieme alla Sicilia, vive un periodo non facile. La Puglia infatti, è già da tempo teatro di numerosi scontri causati dalla crisi dell’agricoltura, settore un tempo trainante dell’economia, che ormai non è più in grado di soddisfare le esigenze della classe lavoratrice. 

Anche qui, i partiti monarchici trovano la possibilità di fare campagna elettorale a favore della monarchia promettendo maggiore supporto all’economia pugliese.

Per tale ragione dalla Puglia, ma più generalmente dal Meridione, arrivarono numerosi voti a sostegno della monarchia.

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Gaetano Salvemini, il veggente

Gaetano Salvemini, il veggente. Perché?

Sono diverse le lettere in cui emergono il pensiero e le paure dello storico molfettese nei confronti della possibile acquisizione di un controllo eccessivo da parte degli Americani sull’Europa e soprattutto sull’Italia. Egli espone le sue perplessità in particolare in una sua lettera inviata all’amico Ernesto Rossi il 6 marzo 1951. 

I suoi timori e i suoi presentimenti nei confronti degli Americani diventano presto realtà. Per tale ragione lo si può considerare un veggente. In questa lettera, infatti, anticipa la forte e sanguinosa rivalità tra Russia e America (che porterà alla Guerra Fredda), e la "sudditanza" italiana al blocco Americano. In siffatto contesto internazionale, Salvemini, grazie alla sua consueta lucidità intellettuale, ritiene necessario mantenere una certa autonomia che consenta all'Italia di intessere relazioni amichevoli anche con il blocco Sovietico.

Egli, infatti, scrive:

Inoltre, pur tenendosi collegate col sistema anglo-americano in perfetta lealtà, l’Europa, e in essa l’Italia - o l’Italia, in mancanza dell’Europa - dovrebbero sempre fare il possibile per mantenere rapporti amichevoli col sistema russo, (…). 
Insomma, due politiche complementari e perfettamente compatibili: una di reciproca neutralità col blocco russo per il caso che questo sia aggredito dal blocco anglo-americano; e una di reciproca difesa col blocco anglo-americano per il caso che una aggressione parta dal bocco orientale”.2

2 Ernesto Rossi Gaetano Salvemini, dall'esilio alla Repubblica, Lettere 1944-1957, a cura di Mimmo Franzinelli, Torino, tip. Bollati Boringhieri, Lettera 197 di Gaetano Salvemini a Ernesto Rossi.

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La nascente Repubblica: le paure di Salvemini nei confronti di Americani e Inglesi

Nella battaglia politica per il referendum sulla monarchia e la repubblica, gli Americani e gli Inglesi ricoprirono un ruolo importante, diffondendo notizie poco attendili in modo da spingere il popolo verso la monarchia e assumere pieni poteri attraverso il trattato di Parigi (1947). A proposito di ciò lo storico molfettese afferma:

"Il trattato di pace è terribile per le infinite servitù economiche e giuridiche con cui aggrava in permanenza il popolo Italiano. Che fare? Io avrei la mia proposta. De Gasperi dovrebbe rifiutarsi di andare a Parigi, e dovrebbe dichiarare che il trattato non lo firma, e dovrebbe dimettersi. Dovrebbe dichiarare che se l'Inghilterra vuol fare dell'Italia una colonia inglese, faccia pure quello che vuole, ma allora mandi un governatore da Londra a governare il paese. Non presenza di trovare fra gl'italiani chi faccia la parte che fece Quisling a servigio di Hitler in Norvegia. Gl'inglesi vengano a governare l'Italia, e gl'italiani faranno dell'Italia una nuova Irlanda."4

Leggendo questo passaggio si intuisce che il timore di Salvemini nei confronti di queste potenze non è alimentato da motivazioni politiche, egli ha paura per la sua Italia, vuole lottare affinché rimanga nelle mani degli italiani e non venga sottomessa agli Inglesi. Gli articoli, le lettere di questo periodo continuano la battaglia per la libertà attraverso un'analisi lucida della realtà.

Dai suoi scritti si può cogliere l'attualità del metodo di indagine e l'efficacia comunicativa della scrittura di Salvemini. L' approccio alle questioni che affronta ha una precisa scaletta: in primis raccoglie informazioni oggettive e con certificata veridicità riguardanti la tematica che vuole affrontare; successivamente, dopo averle messe in un ordine logico, le espone, mantenendosi imparziale.

Egli però, ed è qui che si coglie un ulteriore motivo di attualità, non si ferma solo alla esposizione del problema, ma propone la sua soluzione concreta e attuabile.

4 Ernesto Rossi Gaetano Salvemini, dall'esilio alla Repubblica, Lettere 1944-1957, a cura di Mimmo Franzinelli, Torino, tip. Bollati Boringhieri, Lettera 32 di Gaetano Salvemini a Ernesto Rossi

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La libertà di espressione negli anni del fascismo in Italia

Gaetano Salvemini parlando dei diritti in generale affermò:

La libertà e la democrazia, (…), non consistono solamente nell’andare a mettere un pezzo di carta in un’urna ogni tanti anni. Consistono nell’insieme dei “diritti personali”, (…), e dei “diritti politici”, (…). I diritti politici intanto hanno senso in quanto coronano ed assicurano i diritti personali. Dove i diritti personali non sono gelosamente garantiti e dalla coscienza morale dei cittadini, e dalla legge, e dal costume, non solo contro le prepotenze private, ma anche contro gli abusi delle autorità pubbliche e della polizia, gli stessi diritti politici sono aboliti o ridotti a una burletta. (Gli italiani, che sono passati attraverso la esperienza fascista, dovrebbero saperne qualcosa). E viceversa, una società sarebbe sempre una società civile, anche senza diritti politici, o con quei diritti goduti solamente da una oligarchia, purché i diritti personali fossero garantiti a tutti i cittadini (come nell’Inghilterra del secolo XVIII)."3

Per lo storico molfettese, i diritti personali di ogni cittadino erano inviolabili (a differenza di quelli politici). Sicuramente durante gli anni del Fascismo in Italia, come ha sottolineato più volte, molti dei diritti personali erano venuti a mancare.

In questo spazio ci si vuole concentrare sulla libertà di espressione. 

Chi ha avuto l’onore di leggere alcune delle lettere scritte da Gaetano Salvemini, sa che la maggior parte di queste, se non tutte, prima di giungere a destinazione, venivano aperte e lette dalle autorità americane (come sappiamo Gaetano Salvemini, dopo l’avvento del fascismo in Italia preferì andare in esilio in America).

Sempre in America, in occasione di un' intervista, il redattore della testata giornalistica invitò l’intellettuale molfettese ad usare toni non forti e a non esprimere giudizi negativi sul governo italiano. Egli, per non vedere la sua libertà di espressione censurata, declinò l’impegno.

Ma, anche prima del suo esilio in America, già a Firenze, dove insegnava all' Università, vide le sue lezioni e i suoi scritti censurati e si trovò in una situazione, per un democratico come lui, invivibile.

Per fortuna, la maggioranza degli Italiani negli anni ha lottato per rendere la libertà di espressione un diritto appartenente a tutti, a conferma del fatto che, come pensava Gaetano Salvemini, il regime democratico è una grande opportunità di crescita per la popolazione.

3 Gaetano Salvemini, Dizionario delle idee, storia, società, politica: il pensiero di uno dei grandi eretici del Novecento, a cura di Sergio Bucchi, edizione l’Unità, le chiavi del tempo editori riuniti, cit. pp. 29-30. 

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Bibliografia

  • 1.O. A. Ragno, Gaetano Salvemini 1943-1946, Il problema istituzionale e i rapporti stato-chiesa, ed. Università Popolare Molfettese 1988, Molfetta, tip. Mezzina.

    2.Ernesto Rossi Gaetano Salvemini, dall’esilio alla Repubblica, Lettere 1944-

  • 3.Gaetano Salvemini, Dizionario delle idee, storia, società, politica: il pensiero di uno dei grandi eretici del Novecento, a cura di Sergio Bucchi, edizione l’Unità, le chiavi del tempo editori riuniti.


Storytelling

Gaetano Salvemini tra passato e presente

Come abbiamo potuto vedere, sono due i problemi principali riscontrati sia nella società del XX secolo che in quella attuale.

Innanzitutto, l'informazione distorta oggi chiamata "fake news", tanto citata ultimamente in giornali e in numerosi programmi televisivi.

Le fake news, bufale mediatiche in italiano, sono notizie in parte o del tutto non corrispondenti al vero, divulgate spesso intenzionalmente attraverso il web al fine di manipolare l’opinione pubblica.

Nell'Italia di Salvemini vengono usate per smuovere l'opinione pubblica sfruttando anche il basso tasso di alfabetizzazione.

Nella nostra società l' analfabetismo di ritorno, diffuso tra la popolazione, consente agli opinion maker di alterare fatti e informazioni con la stessa finalità ma, questa volta, con l'aggravante dell' uso dei social che plasmano le menti di ragazzi minorenni o di persone facilmente influenzabili.

Rimarchiamo, dunque, quanto sia importante cercare informazioni in siti affidabili, al fine di ricevere solo notizie veritiere e certificate.

In secondo luogo, ci preme parlare della libertà di espressione, negata a Gaetano Salvemini durante il fascismo, dopo la stesura della Costituzione, che diventa un diritto fondamentale garantito dallo Stato ad ogni singolo cittadino. Nonostante ciò, purtroppo, accadono ancora eventi che fanno discutere. Recentissimo è quello di Fedez, che ha riportato in auge il dibattito sulla libertà di espressione.

Autori

Classe 3^ AFM e 4^ A TUR

  • prof.ssa Lucia Naglieri (coordinamento)
  • prof.ssa Giovanna Panunzio (coordinamento)
  • Luca Pio Antonelli
  • Eris Bushataj
  • Enrico Cioce
  • Giuseppe Sforza