Cos'è un ecomostro?
Cos’è un ecomostro?
“Ecomostro” è, come riferito da Tuttomondonews nel 2015, "un termine che indica un edificio, oppure un insieme di edifici, incompatibili con l’ambiente che li circonda e che finiscono per turbare l’impatto visivo degli osservatori. Gli ecomostri sono il riflesso più noto dell’agire dell’uomo contemporaneo che si fa spazio attraverso l’illegalità: si tratta di costruzioni “scorrette”, che rimangono laddove siano state concepite, quasi come monumenti allo spreco e all’invasione del paesaggio. Non si tratta di contaminare l’ambiente con discariche o emissioni nocive: in questo caso si tratta di inquinamento del paesaggio attraverso metri cubi infiniti di cemento sotto forma di scheletri di strutture abbandonati".
La parola, coniata anni fa da Legambiente, è ormai fortemente diffusa nel linguaggio degli italiani. Il termine non ha corrispettivi in altre lingue e questo fa capire come la questione purtroppo sia tutta italiana. Ce ne sono molti di ecomostri in giro per l’Italia, tra cui i più conosciuti sono lo scheletro di Alimuri a Vico Equense in provincia di Napoli, le tre palazzine sulla spiaggia di Lido Rossello, il villaggio costiero abusivo di Torre Mileto a Lesina in provincia di Foggia, la collina di Pizzo Sella a Palermo, l'ecomostro di Reggello in provincia di Firenze.
Le terribili condizioni dell'ecomostro nella piazza centrale di Torvaianica
Parliamo della famosa piazza Ungheria, dove a dare la peggiore immagine del tratto costiero, quando specie l’estate si affollano bimbi, famiglie e visitatori stagionali, era l'orribile costruzione circoscritta da una recinzione cadente: uno scheletro urbano, un ecomostro, una colata di cemento che spiccava per bruttezza. Uno sgradevole spettacolo che nelle intenzioni doveva trasformarsi in uno splendido albergo corredato persino da una piscina a due passi dal mare e che tutti conoscevano come Ex Biagio, una struttura di proprietà privata la cui realizzazione fu sospesa quando non mancava poi molto alla conclusione dell’opera. In alcuni punti si potevano vedere chiaramente gli impianti elettrici e addirittura gli infissi già montati. All’interno si scorgeva il degrado dell’incuria del verde che cresceva selvatico, rifiuti abbandonati, segno del possibile passaggio di qualche vagabondo. Ciò, nonostante gli avvisi di sorveglianza video affissi lungo il perimetro, che vietavano occasionali visite, ma che non hanno impedito nel tempo l'ingresso di qualcuno. Anche a giudicare dalle prove come le scritte e i murales sulle pareti che, con sprezzo del pericolo, qualcuno aveva graffitato su tutti i piani della struttura. In alcuni casi senza per nulla badare alla blasfemia. Insomma risultava chiaro che oltre alla bruttezza estetica si ponevano anche problemi igienico-sanitari e soprattutto di pubblica incolumità, ma, nonostante tutto, l’ultimo sopralluogo delle autorità risaliva al 2012, quando l’area posta sotto sequestro fu visitata dall’ex Sindaco De Fusco con Polizia locale e Guardia Costiera. Viene posta finalmente una fine a quest’edificio cadente solo nel 2022 con il suo abbattimento.
Ecomostro Torvajanica
Sviluppatosi vicino a Piazza Ungheria, Hotel Miramare è stata una delle strutture fulcro della storia di Torvajanica.
Biagio Masone
Biagio Masone, pescatore di Minturno, già dal 1920 visitava la città di Torvajanica, ma solo nel periodo estivo. Cinque anni dopo decise di trasferirsi con tutta la famiglia. È supportato dalla moglie, Giovanna, ottima cuoca che, insieme al marito, nel 1930 decide di aprire un piccolo ristorante, "Trattoria dei Cacciatori" sulla spiaggia, nell' attuale Piazza Ungheria. Pochi anni dopo, lo scoppio della guerra porta via tutto: il ristorante, la sua barca da pescatore e l'attività. È costretto a fuggire rifugiandosi a Roma. Quando nel 1945 ritorna insieme alla sua famiglia, si rimbocca le maniche e ricostruisce la casa e il ristorante, ampliato successivamente in hotel Miramare. Nel 1964 Biagio passa a miglior vita e lascia la gestione dell'attività a quattro degli otto figli.
Intervista al nipote di Biagio
Ci è sembrato interessante riportare l'intervista fatta per il Corriere della città al nipote di Biagio intorno al maggio 2022:
I giovani si ritrovavano con le comitive, le famiglie venivano a prendere il gelato. Era il posto ideale per conoscersi, qui si girava anche 20 volte intorno alla piazza per farsi notare da qualcuno che si reputava interessante, fino a quando finalmente si riusciva nell’intento o fino a quando si capiva che non era proprio aria. “Erano proprio altri tempi. Erano gli anni ‘80. Qui girava davvero bella gente, era pieno di giovani”.
Quali sono i tuoi ricordi?
”Tutto era molto incentrato sulla piazza. Prima eravamo di meno, ci si conosceva tutti. D’estate arrivavano in tantissimi, ma solitamente erano sempre le stesse persone. Arrivavano da bambini, crescevano qui. Torvajanica era davvero una bella realtà, il posto ideale per le vacanze delle famiglie, ma anche per i ragazzi, ce n’erano tantissimi”.
E i vip?
”Anche quelli. Da noi sono sempre venuti, a partire dai Tognazzi. Questo era un punto di ritrovo più esclusivo di Ostia. La mondanità vera era qui”.
Perché questo declino?
”Perchè le varie amministrazioni che si sono succedute non hanno creduto in Torvajanica come vero luogo di vacanza e non hanno dato valore al suo lungomare. Hanno rivolto maggiore attenzione alla parte industriale e a Pomezia città. Mentre qui, con la nostra bellissima spiaggia, c’erano da fare grandissime cose. Avevamo un potenziale che non è stato minimamente sfruttato e che purtroppo adesso in gran parte è andato perso. Si sarebbe dovuto fare un porticciolo per i pescatori, per rendere più gradevole la loro sistemazione, ma ci sarebbero state tante altre cose da fare -e da non fare- per rilanciare il turismo in questa città. Ma sembra quasi che nessuno ci abbia mai creduto. Eppure Torvajanica avrebbe potuto avere tutto un altro destino”.
Di certo l’immagine che ha avuto con la struttura abbandonata proprio in piazza nell’ultimo ventennio non ha aiutato. Una “cartolina” molto differente rispetto a quelle che produceva e vendeva tuo nonno negli anni ‘60. Tu come hai vissuto il degrado di questa struttura e quanto pensi abbia pesato nel declassamento complessivo della città?
”Anche in questo caso penso che ci sia molta responsabilità da parte delle varie amministrazioni comunali, che hanno dato troppo a chi aveva preso in concessione la struttura dopo di noi. Sarebbe servita maggiore attenzione a quello che stava succedendo fin dall’inizio. Occorreva far rispettare le scadenze di fine lavori, per esempio. Non bisogna arrivare a questo stato di degrado. E nessuno faceva niente. Nonostante fossimo in piazza, con la municipale che girava in continuazione e vedeva quello che succedeva, con gente che entrava e usciva, non c’era nessuno che intervenisse”.
E adesso?
”Anche adesso la situazione non è cambiata molto. Da quando il Comune ha acquisito la proprietà sono state chiuse tutte le entrate, è vero. E dentro è stato tolto tutto lo schifo che c’era. Ma l’incuria e il degrado sono rimasti. Nessuno si prende cura di quest’area. Lo dimostra il fatto che qualche giorno fa dentro l’area si trovava un gatto morto da ormai 3 mesi. Sono 3 mesi che stiamo chiamando la municipale per chiedere di rimuovere questo povero gatto, ma nessuno ci ascolta. Sono venuti a vedere, ma il gatto è rimasto lì. Ormai si è decomposto. A parte il cattivo odore e la questione igienica, mi chiedo: ma non era un gatto della colonia felina del Comune? Perché lasciarlo morto così, povera bestiola? Una volta, sempre a causa del degrado e della mancata pulizia dell’area da parte del Comune, siamo stati invasi dai topi. E non parlo dei topolini di campagna”.
Cosa si sarebbe dovuto fare?
”Innanzi tutto tenere pulito. E magari, per non far vedere questa bruttura, mettere dei teli con delle immagini di quello che sarà, come si fa in tante altre parti, per coprire questa oscenità”.
Adesso che verrà abbattuto, cosa succederà alla tabaccheria Biagio, unica parte rimanente di tutta questa storia che abbiamo appena raccontato?
”Ho avuto rassicurazioni dal Comune riguardo la mia porzione di struttura. Ancora non si conoscono i dettagli del progetto che vede l’abbattimento e il mantenimento di una parte. Spero che facciano qualcosa di carino, ristrutturando bene la parte che non verrà buttata giù. So che inizialmente avrò dei disagi, ma se il risultato finale sarà una piazza più gradevole per tutti, ben venga”.
Qual è il ricordo più bello che hai di “Biagio”, inteso come il bar e il ristorante?
”La gioventù che lo frequentava. C’era tanto gente, tanto movimento. Noi aprivamo il bar alle 6 del mattino e mio padre chiudeva, soprattutto d’estate, alle 3 di notte. Praticamente stavamo quasi sempre aperti. C’erano tantissimi giovani. E posso assicurare che erano perlopiù bravi ragazzi. C’era davvero bella gente. Purtroppo adesso è cambiato tutto. Insieme alla bella gente ci sono anche altri tipi di persone…”
La demolizione
Grande è stato l'entusiasmo per la tanto attesa demolizione.
“Finalmente”, testimonia la giornalista Ilaria Dionisi, "la parola più pronunciata dai cittadini di Torvaianica quando un piccolo escavatore comincia a perforare una delle porte murate. Dopo 15 anni di attesa, l’ecomostro della centralissima Piazza Ungheria viene abbattuto. Ci vorranno tre mesi per demolire lo scheletro di cemento che per tre lustri ha oscurato la visuale del mare. Alla cerimonia di inizio lavori, il 19 settembre 2022, erano presenti molti residenti. A dare il via alle operazioni, il neo commissario prefettizio Giancarlo Dionisi che dal 2 settembre scorso è alla guida del Comune di Pomezia dopo la caduta della giunta Zuccalà. All’indirizzo dell’ex sindaco diversi applausi. Si deve a Zuccalà la scelta ardita di acquistare all’asta l’ex Hotel Biagio per restituirlo alla comunità".
Quel che resta di una storia infinita come quella dell’ecomostro