La ricostruzione fisica e morale di Cassino e Montecassino nel Secondo Dopoguerra

a cura di Classe 2D 2020-21- Liceo Pellecchia di Cassino

La ricerca si propone di riassemblare i tasselli della memoria di Cassino e Montecassino nel secondo dopoguerra. Il lavoro si snoda attraverso tre nuclei tematici: ricostruzione fisica della "Città Martire" e del territorio limitrofo (descrizione suffragata dal contributo di documenti dell'epoca); ricostruzione morale, resa possibile grazie all'apporto delle donne cassinati e, infine, rinascita e inaugurazione dell'Abbazia di Montecassino dopo la distruzione in una delle battaglie più cruente della Seconda guerra mondiale. La partecipazione del Presidente del Consiglio, Ivanoe Bonomi e del Ministro dei Lavori pubblici, Meuccio Ruini alla posa della prima pietra della ricostruzione, nel marzo 1945, è il segno che, con Cassino e Montecassino, non rinasceva (solo) un territorio ma il Paese intero.

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LA RICOSTRUZIONE DELLA CITTA' DI CASSINO NEL SECONDO DOPOGUERRA

CASSINO NEL DOPOGUERRA

Lo scenario che si presentava nel dopoguerra, nelle zone della cosiddetta “Battaglia di Cassino”, era catastrofico, peggiore di quanto si potesse immaginare. Case, chiese, strade, ponti, ferrovie ed edifici pubblici erano stati rasi al suolo. Nel giro di pochi mesi un incessante e cruento bombardamento da entrambi gli opposti schieramenti belligeranti aveva sconvolto la “Terra di San Benedetto”.

Il punto cruciale della distruzione fu l'Abbazia di Montecassino, colpita da più di 453 tonnellate di bombe. La devastazione del monastero segnò lo spegnersi del “faro di civiltà” che illuminava da secoli il territorio ed era considerato il centro propulsore del mondo cristiano d'Occidente. Finita la guerra, dopo aver dato degna sepoltura ai morti e curato le ferite dei vivi, iniziò l’inarrestabile fase di ricostruzione. 

Il territorio della “Zona della Battaglia di Cassino”, così come era stata definita dal decreto n.688 del 2 aprile 1948, comprendeva 57 comuni delle province di Frosinone, Latina, Caserta e Isernia.

I CASSINATI

I Cassinati uscirono dalla guerra con animo depresso e ferito. La loro città era stata denominata “Zanzaropoli” perché le precarie condizioni igieniche avevano determinato diversi problemi sanitari tra cui un'epidemia di malaria. Ciò, tuttavia, non fiaccò la loro voglia di riscatto, facendo della città il simbolo della ripartenza d’Italia. 

I PRIMI RICOSTRUTTORI DI CASSINO

II primo impulso alla ricostruzione fu dato dall’avvocato Gaetano Di Biasio, sindaco del comune di Cassino dal luglio 1944 fino alle elezioni del 1946. La prima sede municipale fu situata nella località di Sant’Antonino, sulla collina ad est della città. 

Il 6.10.1946 fu rieletto sindaco all’unanimità e governò la città fino al giugno 1948, data in cui l’avvocato Gaetano Napolitano fu nominato commissario prefettizio a decorrere dal 1° luglio 1948 per poi rimanere in carica sino alle elezioni amministrative della primavera 1949. Il voto consegnò ai cassinati un’amministrazione stabile che durò fino al giugno del 1959, con il Sen. Pier Carlo Restagno, Sindaco e il professore Pietro Malatesta, Vicesindaco.

La ricostruzione fu affidata all’ERICAS (Ente per la ricostruzione del Cassinate), con un finanziamento di 10 miliardi di Lire e un raggio d’azione comprendente i 57 comuni della battaglia di Cassino. L’inizio delle attività è documentato dal manifesto del sindaco Di Biasio ed è datato 4.03.1948, ma in realtà le operazioni concrete iniziarono più tardi, nel 1950, e vennero ultimate nel 1953.

Il giorno 15 marzo 1945, primo anniversario della distruzione di Cassino, appena 9 mesi dopo lo sfondamento della linea Gustav e della liberazione di Roma, a Cassino si svolse la cerimonia celebrativa. In questo giorno fu scoperta una lapide, posta sulla parete esterna del piccolo municipio. Si consacrò il primo segno tangibile della rinascita di Cassino, Montecassino e di tutto il cassinate.

Una lettera a cura di Pier Carlo Restagno descrive con toccanti parole lo smarrimento e lo scenario devastante in cui versava il territorio del cassinate, ma contiene anche la voglia di riscatto di un popolo che, fiero della propria identità, ricostruì con sacrificio il proprio territorio facendolo rivivere all’insegna della pace. Il documento è stato messo a disposizione dall'Arch. Maurizio Zambardi, studioso della ricostruzione di Cassino e del cassinate.

LA REALIZZAZIONE DELLE OPERE DA PARTE DELL' ERICAS

La popolazione espresse il volere di dare la precedenza alla ricostruzione dell’abbazia invece di chiedere il rinnovo delle abitazioni.

LE CASE

Furono realizzate 2994 vani nel centro di Cassino, Pontecorvo ed altri centri.

COMUNICAZIONI E INFRASTRUTTURE

Fra le priorità dell’ERICAS vi furono il ripristino delle strade già preesistenti e la costruzione di nuove per un totale di 105,048 km.

Ci furono anche altre opere pubbliche come la costruzione di ponti, fognature, case comunali, ospedali, cimiteri e numerosi edifici di culto come il Monastero delle suore benedettine, la Chiesa di Santa Scolastica e l'orfanotrofio di Santa Maria delle Grazie. 

Vi fu anche un ripristino totale della rete elettrica, della pubblica illuminazione e della rete telefonica. 

L'acquedotto degli Aurunci aveva come obiettivo quello di riportare l’acqua potabile dal Parco Nazionale d’Abruzzo a tutto il litorale tirrenico, passando per le tre province di Isernia, Frosinone e Latina e servendo complessivamente 75 Comuni dalle Mainarde al litorale, da Minturno a Terracina.

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Un percorso iconografico della ricostruzione della città, dal tasso di distruzione dei paesi della "Zona della Battaglia di Cassino" al riepilogo delle opere realizzate nelle prime fasi della riedificazione.

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LA RINASCITA DELLA CITTA' DI CASSINO NEL SECONDO DOPOGUERRA

La guerra è finita, le città sono distrutte dalle piaghe delle bombe, ma sta per iniziare un periodo importante: la ricostruzione della città.

Per Cassino, come per molte altre città, fondamentale fu la collaborazione tra la gente. Uomini, donne, bambini, anziani, tutti uniti per un solo scopo: la rinascita! La presenza delle donne in questo processo svolse una funzione primaria: senza di esse avremmo avuto solo città morte, belle ma prive di vita.

Molti i lavori svolti dalle donne. C’era chi lavorava in casa, chi coltivava le verdure da portare in tavola, chi aiutava a impastare la calce per ricostruire le case e chi educava i bambini a crescere nel nuovo mondo.

Ricordiamo ad esempio le massaie, tra cui una signora di nome Benedetta. A loro spettava il compito di cucinare, lavare i panni ai margini delle sorgenti, pulire la casa e badare ai bambini. Quello della massaia era un mestiere che si insegnava già alle piccolissime: le bambine venivano educate a prendersi cura della famiglia, visto che molto spesso i genitori uscivano presto per andare a lavorare nei campi o nei cantieri.

Dopo la guerra le famiglie avevano bisogno di denaro, così alla figura dell’uomo che lavorava e portava il pane a casa si aggiunse quella della donna lavoratrice. Anche se non erano gli stessi lavori, il loro aiuto era comunque molto importante. Tra queste ritroviamo la figura dell’ortolana. Una delle prime che, nella città di Cassino, iniziò a praticare questo mestiere fu Concetta. Con il suo cesto di vimini, posto rigorosamente sulla testa, si faceva largo tra le vie trafficate, passando anche su qualche maceria che ancora non era stata tolta. La signora Concetta, con il suo cesto, fu proprio la prima forma di commercio tra le macerie. In molti accorrevano al suo banco per acquistare frutta, verdura, formaggio, polli starnazzanti, ma anche pane,vino e le grosse ciambelle all’olio tipiche della zona del cassinate. Questo è il bello della rinascita: saper apprezzare le piccole cose e coltivarle come se fossero la cosa più importante al mondo.

Poi c’era la signora Maria, che aiutava gli uomini nei cantieri per ricostruire le case distrutte dalle bombe. In mezzo ai chiassosi uomini si faceva largo la figura di questa donna che spalava il cemento e impastava la calce distinguendosi per la “spara” che portava come protezione sulla testa, lì dove poggiavano mattoni e blocchi di tufo o cemento. 

Per convenzione e anche un po’ per tradizione popolare, la donna che lavorava nei cantieri veniva definita “parrella”. Al giorno d’oggi è inusuale vedere donne che lavorano nei cantieri, ma all’epoca la voglia di contribuire alla rinascita della città era tanta e per questo si lasciavano da parte tutte le distinzioni di genere.

Sicuramente le persone più colpite dalla guerra furono i bambini, che per troppo tempo rinunciarono alla scuola, al gioco e al divertimento, ritrovandosi da un giorno all’altro circondati da paura, pianto e disperazione. Per far rinascere una seconda volta questi bambini serviva una figura solida e importante: la maestra. Tra le donne che impartirono le prime nozioni di quella cultura che da sempre ha contraddistinto la Ciociaria, ci fu la maestra Assunta. In un primo tempo le lezioni si facevano all’aperto, in strada, utilizzando come sedie dei vecchi bidoni militari e le cassette delle munizioni come cartelle. La situazione era insostenibile, soprattutto per i bimbi, così si decise di costruire edifici appositi per le lezioni. Fra le primissime scuole ci furono quelle di via D’Annunzio e via Lombardia, ma furono utilizzate come aule anche alcune stanze del palazzo Sant’Antonio, in pieno centro. Gli studenti non provenivano solo da Cassino ma anche dai paesi vicini.

L’arrivo degli studenti dai territori limitrofi portò la città di Cassino a svilupparsi sempre di più. Per questo ringraziamo anche Assunta, che, con i suoi insegnamenti ha portato avanti intere generazioni.

A queste quattro figure si affiancavano tante altre piccole donne che svolgevano ruoli altrettanto importanti. Ricordiamo, per esempio, l’infermiera, che si recava di casa in casa a prestare cure ai malati, la sarta che rattoppava i vestiti dei lavoratori, la bottegaia che stava tutto il giorno dietro un bancone a vendere prodotti di prima necessità, la commerciante che insieme al marito andava di paese in paese con il camioncino a vendere stoffe, ortaggi e latte. Pensiamo anche all’ostetrica, in gergo detta “mammaia”, che faceva nascere i bambini nelle case, seguita dalla balia che allattava i figli delle mamme che non avevano latte. Non dimentichiamo, infine, le suore Stimmatine, che nel loro istituto in Via del Carmine accoglievano i bambini orfani, assicurando loro un tetto, l’istruzione e le cure di cui necessitavano.

Grazie alle nostre donne, che hanno accompagnato con coraggio, sacrificio e generosità gli uomini nella ricostruzione. A loro dobbiamo la Cassino di oggi, quella che noi viviamo quotidianamente, così bella, piena di persone e felice. Sono loro gli esempi da cui dovremmo prendere ispirazione per crescere e maturare serenamente. Di loro dovremmo mantenere viva la memoria, raccontando alle generazioni future la forza di Benedetta, Concetta, Maria e Assunta, che hanno fatto del dolore e della disperazione un punto di partenza per rinascere e per far sì che nulla avesse fine, anche nel momento in cui la paura e lo sconforto prendevano il sopravvento. 

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L'ABBAZIA DI MONTECASSINO. DALLA DISTRUZIONE DELLA GUERRA ALLA RINASCITA

LA DISTRUZIONE DI MONTECASSINO

La distruzione di Montecassino fu certamente il tributo più doloroso che il monachesimo italiano pagò alla furia della guerra. Si trattò, in realtà, di una sola battaglia, ma molto lunga, che ebbe inizio nel novembre 1943 e finì nel maggio 1944, quando gli alleati sfondarono la linea Gustav. Vennero messi in salvo tutti i tesori contenuti nell’abbazia, prima sistemati presso Spoleto e poi a Roma. All'interno dell’abbazia c’erano l’Abate, Don Gregorio Diamare, e una decina di religiosi, ma nessun soldato tedesco, allo scopo di salvaguardare l’incolumità del monumento. Il 14 febbraio 1944 il Comando della Quinta Armata Americana gettò volantini in cui diceva ai civili di evacuare Montecassino a causa del bombardamento, ma alle 9:45 dello stesso giorno ci fu un’esplosione paurosa che distrusse l’abbazia e tra le macerie del monumento solo in pochi riuscirono a sopravvivere. Il 17 febbraio, dopo una richiesta del Papa, il comando tedesco comunicò con l’Abate per metterlo in salvo e, nel pomeriggio, Diamare e alcuni profughi raggiunsero Roma. Il 15 marzo ebbe inizio l’offensiva finale, quando 775 aerei sganciarono 1200 tonnellate di bombe e 746 pezzi di artiglieria. Il 18 marzo ci fu una tregua di due ore a causa dei vari danni provocati. Successivamente la battaglia riprese, continuando per tutto aprile. Il 18 maggio una pattuglia del 12^ reggimento polacco alzava la propria bandiera sulle rovine dell'abbazia. 

LA RICOSTRUZIONE DELL’ABBAZIA

In accordo con la Santa Sede il Governo italiano decise di ricostruire l’abbazia per ragioni di tipo religioso e storico, ma soprattutto perché era volontà dei benedettini e del popolo cassinate. Si utilizzò il criterio della ricostruzione in modo più semplificato. Una testimonianza di questa scelta si riscontrò nei grafici di Angelo Pantoni, osservando le linee del portale centrale e quelle della nicchia, le cui forme apparvero più pulite rispetto alle precedenti. Il lavoro di ricostruzione durò 20 anni e si concluse con la riconsacrazione della basilica. Pantoni lasciò molti disegni, oggi scoperte archeologiche dei lavori di sgombero e di ricostruzione. Per capire meglio come fu guidata la ricostruzione si potrebbe leggere un fascicolo dattiloscritto ritrovato nella biblioteca personale di G. De Angelis D’Ossat, intitolato “Relazione della Commissione per lo Studio del Piano di Massima dei lavori di ricostruzione dell’Abbazia di Montecassino”- di cui D'Ossat era un componente.

Si concordò che l'abbazia dovesse essere ricostruita con le stesse caratteristiche architettoniche e nello stesso esatto punto della precedente, “dov'era-com'era e nelle preesistenti linee architettoniche e volumetriche”. Il finanziamento dei lavori fu sostenuto dallo Stato italiano e anche grazie ad alcune donazioni di privati. Quindi i lavori furono eseguiti in base ad una divisione in una serie di lotti: il 25 ottobre 1964 la basilica venne riconsacrata per la quarta volta dalla sua fondazione. Nonostante la ricostruzione, è impossibile dimenticare la grande perdita del patrimonio storico e artistico, 14 secoli di vita durante i quali il faro del monachesimo occidentale venne distrutto e ricostruito. Tuttora, non a caso, lo stemma rappresentativo dell'abbazia benedettina è una quercia tagliata di netto, che rifiorisce sormontata dal motto succisa virescit. 

Il 24 ottobre 1964 arrivò a Cassino e Montecassino il Papa, S.S. Paolo VI, per consacrare la basilica dell'Abbazia e i cittadini lo accolsero entusiasti. Dopo le cerimonie il pontefice fece portare la lampada della fraternità nei cimiteri militari e in quello cittadino per le vittime civili. Oggi l’abbazia porta a Montecassino circa un milione di turisti all’anno, in pochi, però, si fermano ad osservare il gruppo bronzeo, dove una volta c'era la chiesa in cui San Benedetto si spense, e le tre porte di accesso alla Chiesa, divise in 12 riquadri, a rappresentazione della vita benedettina, delle distruzioni di Montecassino e della condanna di coloro che bombardarono il Cenobio. Una parte importante dell’Abbazia è la cripta, la cui volta fu perforata da un proiettile, sfondandola e rimanendo incastrato sulla roccia che protegge i resti di S. Benedetto e Santa Scolastica. Ogni anno l’Associazione Nazionale della Lampada della Fraternità, costituitasi dopo la guerra, affida ad una città Martire italiana il compito di portare l’olio per accendere le lampade fino alla cripta, vicino alle tombe di S. Benedetto e Santa Scolastica. A Piazza De Gasperi di Cassino, il Sindaco, gli amministratori della città e le rappresentanze delle città partecipanti si ritrovano per poi salire insieme sul colle e assistere alla messa.

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Bibliografia

  • Cigola M., L'Abbazia benedettina di Montecassino. La storia attraverso le testimonianze grafiche di rilievo e di progetto, Francesco Ciolfi editore, Cassino 2017.

  • Ferraro A.G., Cassino. Dalla distruzione della guerra alla rinascita nella pace (Una esperienza che si fa memoria), Francesco Ciolfi editore, Cassino 2007.

  • Ferraro A.G., Cassino. La ricostruzione e la politica per la Pace. Tomo secondo, Francesco Ciolfi editore, Co-editore CDSC Onlus- Centro Documentazione e Studi Cassinati, Cassino 2009

  • Pistilli E., Un monumento alla donna protagonista della rinascita cassinate. Cronistoria di un progetto che non riesce a decollare, CDSC Onlus-Centro Documentazione e Studi Cassinati, Cassino 2020



Autori

Classe 2D 2020-21- Liceo Pellecchia di Cassino

  • prof.ssa Concetta Violo (coordinamento)
  • Alessia Bianchi
  • Chiara Bianchi
  • Gabriele Conte
  • Gabriella De Bellis
  • Chiara Di Nallo
  • Alessandro Di Norcia
  • Bruna Fella
  • Martina Gneo
  • Maria Nardone
  • Asia Negri
  • Anna Carla Rollo
  • Anna Laura Valente