L’Asinara: isola degli asini
Introduzione
Il nome Asinara deriva dall’appellativo Sinuaria, ovvero sinuosa, dato all’isola dai Romani per la sua forma allungata e le sue coste frastagliate; con il passare del tempo, il suo nome ha cambiato significato diventando a tutti gli effetti quello di “isola degli asini”, in riferimento alla varietà di asinelli albini (bianchi) che la popola. Sull’isola si trova il famosissimo Carcere dell'Asinara, un penitenziario che è stato operativo nell'isola sarda facente parte del comune di Porto Torres in provincia di Sassari. Venne istituito nel 1885 e restò attivo fino al 1998; nel 2002 è stata dichiarata Parco nazionale.1
Geografia
L’Asinara si colloca all'estremità nord-occidentale della Sardegna ed è per estensione la terza isola della Regione, dopo Sant’Antioco e San Pietro; Nella parte nord-occidentale dell’Isola troviamo falesie alte e frastagliate. Essa ha una particolare forma a clessidra: dal punto più stretto, largo 290 metri, è possibile affacciarsi su entrambi i lati delle sue coste. Nonostante sia protetta per la salvaguardia della sua natura, è possibile fare il bagno e osservare una ricca biodiversità marina che include sparidi, cefali, spigole e cernie.
Solitamente l’Isola viene divisa in due settori principali in base all’esposizione dei venti: mare fuori, ovvero il versante esposto al vento maestrale, e mare di dentro, la parte riparata del Golfo dell’Asinara. Chi visita l’Asinara, sicuramente noterà i cambiamenti che avvengono tra una stagione e l’altra: ciò è dovuto al cambio di fioriture delle piante nella macchia mediterranea. Molto diffusa è l’Euforbia, che non viene consumata dagli animali, e durante il corso dell’anno passa dal verde al giallo dell’inverno, al rosso della primavera, per poi “sfogliarsi" durante l'estate. L’isola è nota per la presenza degli asinelli, manifestazione del carattere ereditario dell’albinismo. Attualmente vivono in uno stato selvatico insieme ad altri asini comuni e rappresentano una specie molto importante.
La massiccia presenza della pianta marina Posidonia è anch'essa una caratteristica dell'habitat, assai importante perché consente l'ossigenazione dell'acqua e aiuta al mantenimento della biodiversità si circa 8000 specie di pinte, presenti nel territorio.
L'isola ha delle zone destinate al "Parco Nazionale" e delle zone destinate ad "area protetta". Nelle zone protette, una parte è a protezione integrale, ossia l'accesso è consentito solo per operazioni di salvataggio o interventi di soccorso, e a coloro che svolgono le ricerche scientifiche, e al personale che si occupa della gestione del territorio.
Altre zone sono a "zone di riserva parziale" che impongono delle restrizioni, ma ne consentono l'accesso. Ci sono infine zone di riserva generale che consentono la balneazione, la pesca autorizzata e la navigazione. Un'area del parco è riservata a tutti, con il solo vincolo di rispetto ambientale e paesaggistico.1 - 2
1-2 Gutierrez, Mattone, Valsecchi- L'Isola dell'Asinara-: Il Parco-Poliedro



Storia
I primi insediamenti
L’Isola dell’Asinara è stata abitata dall’età prenuragica e nuragica, come attestano i resti delle “domus de Janas” di Campu Perdu e il bronzetto “Coevo” ritrovato sull’isola. A poca distanza da Cala Reale è possibile vedere il relitto, ritrovato di recente, di epoca romana “che trasportava anfore contenenti prodotti a base di pesce”. Furono proprio i Romani che diedero il nome all’isola, forse per le sue insenature. 2
Medioevo
Dal 700 al 1000, l’isola fu sede di numerosi scontri tra i Sardi e i pirati Arabi. Dopo il Mille, i marchesi di Lunigiana, giunsero dalla Toscana, e fecero costruire un castello sopra il passaggio di Fornelli, altri ritengono che sia stato edificato verso il 1500.
Nel Medioevo vi giunsero i monaci camaldolesi, che costruirono un convento dedicato a Sant’Andrea, presso la spiaggia omonima, con massi di granito del quale restano solo dei ruderi. Col tempo arrivarono sull’isola anche i pastori sardi e i pescatori liguri, che la colonizzarono sino al 1800, però i 500 abitanti furono improvvisamente costretti a “trasferirsi” con l'esproprio dei loro terreni per la costruzione della colonia penale, che fu istituita con la legge, firmata dal Re Umberto, del 28 giugno 1885. 3
2-3-http://www.parcoasinara.org/it/contenuti/articoli/dettagli/517/#:~:text=Durante%20la%20Prima%20guerra%20mondiale,dal%201997%2C%20in%20Parco%20Nazionale.
Il Lazzaretto
Col tempo arrivarono sull’isola anche i pastori sardi e i pescatori liguri che la colonizzarono sino al 1800. Tuttavia i 500 abitanti furono improvvisamente costretti a “trasferirsi” quando avvenne l'esproprio dei loro terreni per la costruzione della colonia penale, che fu istituita con la legge firmata dal Re Umberto nel 28 giugno 1885.
Nel 1858, nel Granducato di Toscana, venne approvata e immediatamente attuata la decisione di istituire una colonia penale, con l’intento di trasformare il carcere in un luogo di recupero e di rieducazione per giovani detenuti. La località prescelta fu l’isola di Pianosa, in cui in poco più di un anno, il numero dei detenuti che lavoravano duramente nel lavoro dei campi e nell'allevamento del bestiame, aumentò. Dopo l’unificazione dell’Italia si cercò di estendere l’esperienza positiva di Pianosa ad altri luoghi e, nel 1885 nacque la colonia penale dell’Asinara. Fu edificato un lazzaretto che doveva servire alla quarantena dei marinai e dei naviganti, che si pensava fossero affetti da malattie contagiose. Alla fine dell’800, la costruzione del lazzaretto fu terminata con uno stabile a due piani, fornito di dormitori per circa 400 posti letto. Vi era un ospedale per circa 30 posti, la sala operatoria, il forno crematorio, il laboratorio batteriologico e la farmacia. 4
Vi erano poi dei fabbricati, distanti qualche chilometro, dove i viaggiatori infetti, trascorrevano le fasi della quarantena. In quegli anni la struttura ospitò numerose persone con malattie contagiose, colpite da colera, peste e meningite.
4-http://www.parcoasinara.org/it/contenuti/articoli/dettagli/517/#:~:text=Duran


Durante le due Guerre
Nella Prima guerra mondiale l’elevato numero di prigionieri militari e di civili, malati di colera, mise in crisi l’isola, che non era adeguata a far fronte all’emergenza sanitaria così vasta. Molti corpi furono direttamente gettati in acqua e le acque attorno all’isola brulicavano di cadaveri. 5
L’isola fu utilizzata come campo di concentramento per migliaia di prigionieri serbi e austro-ungarici. Circa 7000 soldati trovarono la morte. Facevano parte di un contingente di circa 24000 uomini. Un ossario custodisce ancora i loro resti. Al termine della guerra il lazzaretto entrò alle dipendenze del Ministero della Sanità. Durante il periodo fascista, nel 1937, furono rinchiusi prigionieri di guerra abissini, pare che tra loro ci fosse anche la figlia di Hailè Selassiè. Nel corso della Seconda guerra mondiale fu chiusa la stazione sanitaria.
5-http://www.parcoasinara.org/it/contenuti/articoli/dettagli/517/#:~:text=Durante%20la%20Prima%20guerra%20mondiale,dal%201997%2C%20in%20Parco%20Nazionale

Il Carcere duro: “ l’Alcatraz italiano”
Durante gli anni Settanta, detti anche “Anni di Piombo” furono rinchiusi all’Asinara carcerati che appartenevano alle Brigate Rosse e al cosiddetto Ordine Nero, due organizzazioni criminali che insaguinarono il clima di quegli anni, rispettivamente di estrema sinistra e di estrema destra. Negli stessi anni giunsero nel carcere detenuti accusati di reati legati alla mafia. In questo periodo i carcerati erano 500, di cui 120 obbligati alla reclusione forzata a Fornelli, 200 nella colonia penale che avevano una maggiore libertà, e i restanti sparsi nelle altre diramazioni carcerarie. La vita nelle carceri era spesso violenta, ci furono diverse sommosse a causa delle proteste dei reclusi. Per questo venne deciso di trasferire i capi brigatisti nel carcere dell’Asinara, in particolare nel ramo di Fornelli: la costruzione in cemento armato situata all’interno di un’isola la rendeva un carcere di massima sicurezza. Nel 1978 furono incarcerati capi brigatisti come Franceschini e Curcio; nello stesso anno, il 27 ottobre, organizzarono una rivolta che però fu subito sedata. La direzione era affidata a Luigi Cardullo, denominato “Il viceré” che aveva la fama di essere “il direttore più odiato d’Italia”. 6
Il Parco Nazionale
Negli anni 80, la colonia penale fu trasformata in carcere di bassissima sicurezza e in Parco Nazionale. Negli anni Novanta dopo essere stato ristrutturato nella diramazione di Fornelli e con l’applicazione dell’articolo 41 bis del Nuovo Ordinamento carcerario, furono reclusi i carcerati condannati per reati di mafia, e sottoposti a un regime di massima sicurezza mediante la separazione e l’isolamento dagli altri carcerati, la riduzione delle ore d’aria, un controllo attento della corrispondenza, la limitazione dei contatti con i familiari( infatti le visite avvenivano attraverso vetri divisori). Nel 1985 i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino trascorsero un mese a Cala d’Oliva, in compagnia dei loro familiari, per preparare il maxiprocesso. I locali che li ospitarono oggi sono stati destinati a percorso museale e vi sono le loro foto, scritte, massime che ritraggono dei momenti di vita familiare. Oggi essi sono dei simboli di legalità, coraggio e lotta contro la criminalità e la mafia. I più grandi boss della malavita mafiosa furono Cutolo e Riina, detto “Totò u curtu", capo del clan dei corleonesi, mandante delle stragi di Capaci e di via d’Amelio in cui rimasero uccisi rispettivamente il giudice Falcone, la moglie e gli agenti della scorta, e il giudice Borsellino e gli agenti della scorta. Il carcere è stato chiuso definitivamente nel 1998. Negli ultimi 33 anni ci furono una quarantina di tentate evasioni.
6-http://www.parcoasinara.org/it/contenuti/articoli/dettagli/517/#:~:text=Durante%20la%20Prima%20guerra%20mondiale,dal%201997%2C%20in%20Parco%20Nazionale


Organizzazione del carcere
Il carcere non si presentava come un blocco unico, infatti era suddiviso in diversi distaccamenti o rami, quali:
-Il distaccamento carcerario del bunker di Cala d'Oliva, che ospitò anche Cutolo e Riina. Era l’unico distaccamento con le mura di cinta, con sopra una garitta che doveva impedire che venissero liberati i prigionieri. Riina veniva sorvegliato 24h al giorno e ripreso dalla telecamera interna. Per uno strano caso, egli visse a pochi metri dal luogo di soggiorno dei due magistrati ai quali aveva tolto la vita. In questo villaggio si trovano, la chiesa, la scuola e la diramazioni centrale, in cui per un periodo hanno alloggiato Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Nella diramazione centrale si trovavano i carcerati che avevano maggiore libertà di azione. C’erano delle celle di isolamento che potevano essere usate per motivi di salute, altrimenti venivano assegnate ai detenuti più anziani che potevano dormire separati dal resto dei reclusi. Il fatto che potessero essere impiegati in attività lavorative, anziché trascorrere tutto il tempo in cella, permetteva ad alcuni di loro, di accettare meglio la loro vita.
-Il distaccamento carcerario di Fornelli inizialmente ospitava i carcerati della colonia penale che, seppure si erano macchiati di gravi delitti, lavoravano tranquillamente in un regime di libertà. Il generale Dalla Chiesa, negli anni ‘70, capì che l’insularità consentiva una maggiore sicurezza, nacque il carcere di massima sicurezza. All’ingresso vi era la portineria dove c’era sempre un piantone. Era la prima sala che si visitava, dove il carcerato veniva perquisito e poi accompagnato nella sua cella. C'era una sala dove era consentito fare le telefonate della durata massima di 6 minuti, per un numero di quattro telefonate ordinarie. Ai mafiosi del 41 bis, non era consentita alcuna telefonata. Nel parlatorio o sala colloqui, i detenuti venivano accompagnati e potevano ricevere massimo tre familiari, con i quali comunicavano attraverso una grata.
Qui ci fu una rivolta organizzata dagli esponenti delle Brigate Rosse, che chiamarono “Ottobre Rosso”, in cui cercarono invano di coinvolgere anche gli esponenti di “Ordine Nero”, terroristi di estrema destra. I brigatisti riuscirono ad accumulare del materiale esplosivo, scambiandolo con i baci durante le visite, e grazie all’utilizzo delle caffettiere, che erano concesse, crearono delle vere e proprie bombe. I prigionieri fecero esplodere le moka nel corridoio, mentre si facevano largo usando una guardia come ostaggio. Durante la rivolta, i detenuti ignari della presenza del controsoffitto in cemento armato, furono rallentati. Successivamente riuscirono a sfondare la parte più fragile delle mura e si rifugiarono nelle ultime celle, dove si arresero alle tre del mattino, non avendo più ostaggi per negoziare.
Altri ambienti erano le docce, la barberia, che “per i detenuti a regime speciale veniva convenzionato un barbiere dall’esterno”. 8
Nella zona d’aria, a cielo aperto, c’era una grata per evitare possibili fughe. Poteva ospitare 10-15 persone per volta, che dovevano essere scelte accuratamente per evitare scontri.
Fornelli non era certo un carcere che operava per il recupero dei carcerati, infatti era finalizzato all’isolamento. Era un “ergastolo ostativo”, una tipologia di pena che escludeva qualsiasi beneficio per il recluso”, senza la prospettiva di reinserimento. Tuttavia ognuno poteva percorrere un proprio cammino personale, come Musumeci che aveva scelto di dedicare il suo tempo allo studio: al suo ingresso in carcere aveva la licenza media e oggi è autore di libri e ha tre lauree.
-Il distaccamento carcerario di Santa Maria: Qui veniva praticata l’agricoltura utilizzando gli aratri a trazione animale, dove venivano allevati cavalli, maiali, capre e vitelli.
-Il distaccamento carcerario di Tumbarino: Venivano ospitati dai 10 ai 15 detenuti, che avevano il compito di fare provviste di legna e di carbone. Vennero “ospitati” coloro che erano stati condannati per violenza carnale.
-Il distaccamento carcerario di Campu Perdu: Venne costruito riutilizzando altre strutture già esistenti e vennero allestite delle stalle con lo scopo di sfruttare i terreni limitrofi molto fertili.
-Il distaccamento carcerario di Campo Faro: Venne realizzato nel ‘900.
-Il distaccamento carcerario di Stretti: Ebbe “vita” fino agli anni ‘60, e fu poi abbandonato a causa delle avversità meteorologiche e dei forti venti che colpiscono questa parte dell’isola.
- Il distaccamento carcerario di Trabuccato: Istituito dopo la prima guerra mondiale: qui venivano mandati i detenuti pericolosi. Le celle, potevano ospitare dalle 10 alle 15 persone, ma in alcuni periodi potevano ospitare anche 30 detenuti.
-Il distaccamento carcerario di Case Bianche: i detenuti erano principalmente dei pastori, e ad essi le venivano date le provviste settimanali, perché dovevano controllare il bestiame e non potevano rispettare gli orari della mensa e a volte rimanevano a dormire in delle apposite strutture, che si trovavano vicino al luogo in cui lavoravano.
-Il distaccamento carcerario di Elighe Mannu: Esso permise di avviare l’attività della “Casa di Lavoro”, con cui poté iniziare l’opera di consolidamento post-bellica. 9
8--https://www.la7.it/dimartedi/video/asinara-lisola-prigione-tra-storia-e-natura-26-05-2021-383657.
9--https://it.wikipedia.org/wiki/Carcere_dell%27Asinara.


Tentativi di evasione
Lo stretto tratto di mare che separa l’Asinara dalla Sardegna illuse diversi carcerati a tentare la fuga, pensando che fosse semplice fuggire a nuoto o con delle imbarcazioni. In realtà Lo Stretto di Fornelli ha delle correnti molto forti che portavano gli evasi in mare aperto. Inoltre le coste venivano controllate giorno e notte.
“Sono stati numerosi i casi in cui furono trovati carcerati annegati, recuperati il giorno dopo la fuga; fu trovato morto anche un detenuto che era riuscito ad avere un barchetta, ma che dopo aver passato diversi giorni in balia delle onde, era morto d’inedia”. 10
Il detenuto sardo Costantino Barranca riuscì a fuggire e a nascondersi per 22 giorni nell’isola, all’interno di una grotta, dopo aver provveduto a procurarsi dei viveri e una zattera. Fu però catturato dalle guardie che avevano visto le sue impronte nelle vicinanze della grotta.
L’unica evasione riuscita fu quella del bandito sardo, esponente dell’anonima sequestri sarda, Matteo Boe.
Nel 1986, il bandito, originario di Lula, un piccolo paesino vicino a Nuoro, stava scontando una pena a 28 anni di carcere per il sequestro di Sara Niccoli, che avrebbe dovuto terminare nel 2002. Grazie alla compagna, fuggì a bordo di un gommone e visse la vita da latitante sino al 13 ottobre 1992, quando fu catturato in Corsica dopo aver sequestrato il piccolo Farouk Kassam. Nel 1996 ebbe una condanna a 20 anni di carcere e oggi è libero.
10-http://www.parcoasinara.org/it/contenuti/articoli/dettagli/517/#:~:text=Durante%20la%20Prima%20guerra%20mondiale,dal%201997%2C%20in%20Parco%20Nazionale
