Anonima Sequestri Sarda: Il rapimento di Farouk Kassam

a cura di Gruppo di 4 alunni della classe 3A-a.s.2020-2021-Scuola Secondaria di I grado dell'Istituto Comprensivo di Villasor

L'Anonima Sequestri Sarda: Caratteristiche dell'organizzazione e modalità operative. In particolare sarà ricostruito il sequestro di Farouk Kassam, un bambino di 7 anni, rapito a Porto Cervo il 15 gennaio 1992 e rilasciato l'11 luglio dello stesso anno, dopo aver subito la mutilazione della parte superiore dell'orecchio sinistro.

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Origini

Il nome deriva da un'espressione giornalistica utilizzata dai media italiani per riferirsi a gruppi criminali di origine sarda che usavano la violenza, sequestravano e torturavano le persone per ottenere un riscatto. In Sardegna, il primo rapimento per estorsione risale al 1477, a Posada. L'Anonima Sequestri è nata tra il 1950-1960 circa, ma poi si è diffusa anche in altre regioni italiane, in prevalenza dagli anni 1960 agli anni 1990. In questo trentennio sono state sequestrate 177 persone e 33 sono stati gli ostaggi finiti nelle mani dei banditi e mai più tornati a casa, come Vanna Licheri che si ammala e muore dopo 4 mesi di sequestro. Delle volte, già dal tentativo di sequestro, può avvenire la morte della vittima a causa di un evento inaspettato o perché la stessa reagisce. "Le vittime dei sequestri sono persone benestanti che appartengono a una cerchia di sequestrabili che in quegli anni vivono nel terrore e nella psicosi del sequestro, ma delle volte sono anche persone non benestanti, sulle cui possibilità economiche i banditi si sono sbagliati, come per la signora Caterina Saragat che la rapiscono credendola parente del Presidente della Repubblica Saragat"1. Nei giornali la Sardegna veniva rappresentata come un'orecchio mozzato e sanguinante.

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Caratteristiche

L’Anonima Sequestri (o Anonima Sarda) è un’alleanza che per anni ha generato paura in Sardegna e in generale in tutta Italia.  A differenza delle "organizzazioni criminali" italiane, che nel tempo hanno tramandato il proprio potere, che possiedono un ordine prestabilito e accordi con le istituzioni politiche, l’Anonima Sequestri è stata un’associazione indipendente basata su regole tradizionali -come il codice barbaricino- senza avere né rapporti con le mafie italiane né con la politica. Per questo motivo non si può parlare di organizzazione criminale. Alla fine degli anni Settanta, c'è stato un tentativo di dare motivazioni politiche alla criminalità Sarda e ai sequestri di persona con Barbagia Rossa, un'associazione di estrema sinistra che dal 1978 ha operato con attentati contro le forze dell'ordine e contro le caserme. Dall’analisi dei sequestri è emersa l’efferatezza con la quale i malviventi si accaniscono sulla vittima. In passato si è constatata la facilità nell’uccisione del rapito, senza distinzione di sesso e di età, o nella mutilazione del corpo. Secondo alcuni racconti popolari il cadavere delle vittime spesso veniva nascosto o dato in pasto ai maiali. Questo periodo diventò talmente grave e ingestibile che, alla fine degli anni Sessanta, furono obbligati a istituire una commissione parlamentare d'inchiesta per fermarli. Furono inoltre inserite modifiche legislative, per avere pene più efficaci per il reato di sequestro di persona, e la procedura del blocco dei beni della famiglia dei rapiti. Questi e altri fattori misero fine al fenomeno dei rapimenti a scopo di estorsione nei primi anni Novanta.

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Le fasi del sequestro di persona

Dall’analisi dei vari sequestri avvenuti in Sardegna tra il 1960-1997, realizzata dall’ispettore della Polizia di Stato Luigi Casalunga, è stato possibile comprenderne fasi e caratteristiche, nonché l’organizzazione delle bande dei malavitosi.

  • Organigramma: L’attuazione di un sequestro richiede che i malviventi si riuniscano in una banda di 7-10 “addetti ai lavori”, ai quali vengono assegnati compiti ben precisi e dopo le fasi del sequestro si separano. Essa è composta in genere da un latitante, 1-2 carcerieri, un vivandiere, che deve spostarsi costantemente dal luogo di prigionia e quello in cui si prepara il cibo, alcuni che hanno il compito di tenere i contatti con gli intermediari, un “basista” cioè colui che raccoglie informazioni sul patrimonio della vittima e/o della sua famiglia, nonché dei suoi itinerari abituali. Spesso, alle donne viene affidato il compito di preparare i pasti.
  • Rapimento: Prima di mettere in atto il sequestro, i malviventi si informano accuratamente del patrimonio della vittima, dei suoi spostamenti e abitudini. Anche le zone di detenzione sono scelte con cura. I luoghi utilizzati nei sequestri sono stati diversi: aziende agro-pastorali, grotte in montagna, rifugi in campagna, ville, in centri abitati o periferie. In un caso è stato usato l’oratorio della chiesa de “Le Grazie” di Nuoro.
  • La vittima: Rapita generalmente all’alba o all’imbrunire, viene immobilizzata e obbligata a sdraiarsi nel bagagliaio o nel sedile posteriore di un’auto. Il gruppo di prelievo (composto da 2-3-persone) rapisce la vittima e la consegna ad un gruppo di attesa (anch’esso formato da 2-3-elementi) che ha il compito di trasportarla in un luogo definito dove ci sono altri 2-3 complici tra i quali il capo/latitante. Tutti questi spostamenti, in zone e con persone diverse, avvengono generalmente di notte e sono necessari per far perdere le tracce.
  • Indagini: Scattano al momento della notizia del rapimento. Vengono mobilitate le forze antisequestro, anche con l’ausilio di unità cinofile. I controlli e le perlustrazioni si effettuano principalmente nelle campagne, nelle vie di transito, in zone ritenute più probabili per lo spostamento con l’ostaggio, posti di blocco e elicotteri. Dal luogo in cui viene ritrovato il mezzo usato per il sequestro, si controllano campagne e ovili. L’attività investigativa si concentra anche sull’individuazione del basista.
  • I contatti: Dopo qualche giorno dal rapimento giungono delle lettere scritte dalla vittima ai parenti, con la richiesta di far pubblicare, su testate giornalistiche, dei contenuti precisi. Attraverso le missive la vittima può comunicare con i familiari, anche se raramente in forma libera, il più delle volte è costretta a scrivere sotto dettatura.
  • La prigionia: I luoghi di prigionia sono generalmente grotte, boschi, dirupi, anfratti, campagne. Uniche eccezioni sono state fatte per gli Schild, segregati nel paese di Sarule e per Silvia Melis, una donna rapita da Tortolì e tenuta prigioniera nel centro abitato di Nuoro.
  • Gli emissari: Le persone che si prestano in qualità di intermediari delle famiglie, spesso vengono trattate male, subiscono aggressioni e in alcuni casi sono stati trattenuti al posto delle vittime, per permettere loro di racimolare il denaro richiesto. Delle volte sono stati feriti durante un conflitto a fuoco.
  • Liberazione dell’ostaggio: Avviene generalmente durante la notte, in una zona distante dal luogo di prigionia, ma nei dintorni del centro abitato.
  • Il riciclaggio: Fin dai primi anni Settanta, i soldi dei sequestri, dopo essere stati riciclati, vengono impiegati per comprare greggi di pecore, negozi, bar e abitazioni. In certe zone della Sardegna, alcune case vengono chiamate con il nome della vittima perché acquistate con il denaro del rapimento. Successivamente il riciclaggio diventa più complesso e, con la legge sul sequestro dei beni, non è più sicuro investire in attività commerciali. "Allora i soldi dei riscatti passano a finanziare direttamente altre attività criminali. Come il traffico di droga".2
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Sequestratori più conosciuti

Furono tanti i sequestratori, alcuni ‘scovati’ e altri rimasti in anonimato, tra i più conosciuti ci sono:

  • Graziano Mesina detto "Gratzianeddu", di Orgosolo (NU), protagonista di un omicidio, diversi sequestri di persona e anni di latitanza nel Supramonte. Gli è stato comminato l'ergastolo per cumulo di pene. E' stato graziato nel 2004 dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, dopo 40 anni di reclusione. Torna in carcere a giugno 2013, evade nel luglio 2020.
  • Miguel Atienza, bandito spagnolo e compagno di carcere di Mesina, evaso insieme a quest'ultimo dal carcere di San Sebastiano a Sassari. Morto durante una sparatoria, dopo aver ucciso a sua volta due agenti.
  • Matteo Boe, detto "il bandito dagli occhi di ghiaccio", famoso protagonista della stagione dei sequestri di persona e del banditismo sardo. Famoso per essere evaso dal carcere dell'Asinara insieme a Salvatore Duras e per i rapimenti di Sara Niccoli, Guido De Angelis e Farouk Kassam, uno dei casi più conosciuti.
  • Annino Mele e Giovanni Cadinu, entrambi di Mamoiada. Divennero nemici a seguito di un litigio per la spartizione dei soldi ricavati dai sequestri e da tale episodio nacque una faida fra le loro famiglie, che portò quasi allo sterminio di entrambe. Sono stati considerati coinvolti in numerosi rapimenti avvenuti sia in Sardegna che nella Penisola. Mele fu ferito e catturato nel 1987, mentre Cadinu fu ucciso misteriosamente nel 1991.
  • Attilio Cubeddu di Arzana, fuggiasco dal 1997 e inserito fra i 30 latitanti più pericolosi d'Italia .
  • Pasquale Stochino di Arzana, catturato nel 2003 dopo 31 anni e condannato a 30 anni di carcere per la strage di Lanusei del 1972 (conosciuta anche come strage di villa Loddo). Piero Piras, suo cugino, si consegnò per 300 milioni di lire al giudice Lombardini nel 1980, dopo 10 anni di latitanza.
  • Giovanni Farina di Tempio Pausania, coinvolto nei sequestri di Francesco Del Tongo e di Dario Ciaschi. Il 7 febbraio del 1997 ottenne un permesso, non rientrò in carcere e rimase coinvolto nel rapimento di Giuseppe Soffiantini, imprenditore tessile bresciano. Fu condannato, l’anno successivo, a 28 anni di carcere ( aiutato da Attilio Cubeddu).
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Casi più eclatanti

Nel corso di questi anni di paura, le vittime di rapimento furono tante. Gli episodi ritenuti più crudeli sono stati i seguenti:

  • Maria Molotzu (1933) L’uccisione e l’occultamento del cadavere della bambina di Bono, del 1933.
  • Il tentato rapimento di Vincenzo Loddo (1972), noto come “La Strage Di Lanusei”.
  • Piero Baldassini (1975) il cui corpo venne trovato dopo quattro anni in una cisterna nei monti della Calvana. Proveniva da una famiglia abbastanza ricca e il padre era un industriale di Prato.
  • Fabrizio De André (1979) e la sua compagna Dori Ghezzi.
  • Marina e Giorgio Casana (1979) di 15 e 16 anni, sequestrati il 22 agosto a Capo Pecora nella loro imbarcazione da un commando di 15 banditi. Furono rilasciati il 20 ottobre dello stesso anno, in seguito al pagamento di un riscatto di 380 milioni di lire.
  • Tonino Caggiari (gennaio 1985), rapito ne "La Strage Di Osposidda", dove rimasero uccisi alcuni latitanti e il poliziotto Vincenzo Marongiu. Per la sua liberazione agirono numerose forze dell'ordine, oltre a gruppi volontari di cittadini, prevalentemente pastori del paese, che vollero collaborare con la polizia.
  • Farouk Kassam (1992). Il sequestro fu architettato e gestito dal malvivente Matteo Boe e la liberazione avvenne con la mediazione di Graziano Mesina.
  • Giuseppe Soffiantini (1997). Nel corso del suo rapimento, durante due differenti conflitti, vennero uccisi il bandito Mario Moro di Ovodda e l'ispettore di Polizia Samuele Donatoni.
  • Silvia Melis (1997) a Tortolì, in Ogliastra, rilasciata a Orgosolo qualche tempo dopo.
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Bibliografia


Storytelling

ANONIMA SEQUESTRI SARDA: IL RAPIMENTO DI FAROUK KASSAM

Tra i sequestri più noti riportiamo la storia di Faruk Kassam, immaginando che sia egli stesso a raccontare la sua storia.

Ricordo quel giorno come fosse ieri, una serata apparentemente tranquilla, trasformatasi in un incubo a occhi aperti. Stavo nella mia casa a Porto Cervo (località Pantogia) era il 15 gennaio 1992. Era tardi, ora di cena, a un certo punto in casa entrarono delle persone con dei passamontagna. Con l’uso delle armi, costrinsero i miei genitori a sdraiarsi sul pavimento e li immobilizzarono con il fil di ferro. Io avevo appena 7 anni e stavo al piano di sopra con mia sorella Nour di 5 anni. Avevamo paura, il rumore di quei passi mentre salivano le scale, le urla dei nostri genitori, eravamo come paralizzati, terrorizzati! Rinchiusero mia sorellina nell’armadio, poi mi presero con la forza e mi portarono a bordo di un auto; io provai a dimenarmi inutilmente. Mio padre, Fateh Kassam, liberatosi, diede l’allarme. Molti passaggi mi sono stati raccontati, poiché io ero rinchiuso in quel lurido luogo. Più volte mi costrinsero a scrivere delle lettere sotto dettatura, nelle quali mi obbligarono a esortare i miei genitori a fare ciò che essi chiedevano, per il mio bene. Erano trascorsi tantissimi giorni, quando accadde qualcosa di terribile: un uomo con un oggetto tagliente mi ferì all'orecchio, mozzando di netto la parte superiore. Fui bendato, ma provai tanto dolore. Solo in seguito seppi che il lembo del mio orecchio sinistro fu inviato ai miei genitori per costringerli a pagare la somma richiesta. Vi era anche un frammento di carta con la scritta: “tra 10 giorni il prossimo”. Venni finalmente rilasciato dai malviventi nel pomeriggio dell’11 luglio 1992, nei pressi del fiume Cedrino. Fui ritrovato dalle forze dell’ordine che mi riportarono dai miei genitori. Piangevo e non riuscivo a parlare, mi sembrava un sogno, quando li vidi urlai dalla gioia. Il resto della storia l'appresi molto tempo dopo. Dalle indagini risalirono al latitante Matteo Nicolò Boe, già autore di numerosi sequestri, che scoprirono essere il capo della banda. Tre mesi dopo il mio rilascio, fu catturato in Corsica, a Portovecchio, in un albergo, mentre era in compagnia della moglie e dei suoi due figli. Nella sua camera d'albergo ritrovarono delle foto che lo ritraevano con un mitra seduto davanti all'ingresso del luogo in cui fui tenuto prigioniero, presso il Monte Albo, vicino a Siniscola. Riuscirono a catturare altri due banditi Asmario Asproni e Marras Ciliaco Baldassare, che condannarono a 26 anni di carcere. Quando sento dei rumori improvvisi, il mio ricordo ritorna a quella sera e a tutti quei giorni di angoscia e di paura, nonostante siano trascorsi quasi trent'anni.

Autori

Gruppo di 4 alunni della classe 3A-a.s.2020-2021-Scuola Secondaria di I grado dell'Istituto Comprensivo di Villasor

  • prof.ssa Lorella Sanneris (coordinamento)
  • Sara Caboni
  • Sofia Cogoni
  • Fabiano Orrù
  • Michele Taccori